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San Babila ore 20:un delitto inutile


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25 maggio 1975
A Milano è una domenica qualunque,calda.
Alberto Brasili,26 anni,studente,passeggia su via Mascagni in pieno centro,non lontano da piazza San Babila.
E’ in compagnia di Lucia Corna,la sua ragazza.
In tarda serata mentre cammina nota un adesivo elettorale del MSI e lo rimuove dal palo sul quale è attaccato;il gesto non sfugge ad un gruppo di
simpatizzanti di destra che stazionano nelle vicinanze di piazza San Babila,un luogo di aggregazione frequentato escusivamente dai giovani dell’estrema destra milanese,chiamati appunto “sanbabilini
Per i cinque il gesto è un affronto;armati di coltello aggrediscono i due fidanzati.
Basili colpito da un fendente al cuore,muore quai immediatamente mentre Lucia scampa alla morte solo perchè il coltello la colpisce a pochi centimetri dal cuore.
E’ uno dei tanti gesti assurdi di quegli anni,scanditi dalle morti di giovani dell’una e dell’altra fazione politica,segnati anche dal quasi regolare attentato giornaliero alle sedi dei partiti,dagli scontri di piazza,dagli attentati dinamitardi e alle persone,come giudici,magistrati,politici,giornalisti.
Un clima di terrore.
Basta un loden o un paio di Ray ban,un Eskimo o i jeans a stabilire se uno debba vivere o morire.

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Questo clima e l’avvenimento della morte di Basili danno spunto a Carlo Lizzani per la realizzazione di San Babila ore 20:un delitto inutile,un film girato nel 1976 proprio nei luoghi dove morì lo sfortunato studente,che in qualche modo riprende l’aria plumbea della Milano di metà anni settanta,divenuta sua malgrado la capitale della violenza politica.
Il regista romano quindi non sceglie la sua città,Roma,ma il simbolo dell’Italia contraddittoria degli anni settanta,la città nella quale era iniziata la triste stagione delle stragi il 12 dicembre 1969 con la strage di Piazza Fontana,la madre di tutte le stragi, la prima in assoluto di quella che diverrà tristemente famosa come la stagione della strategia della tensione.
16 morti,86 feriti per un delitto terribile pieno di ombre,ancora oggi senza un colpevole certo.
In questa atmosfera torbida si muove Lizzani,raccontando le gesta di quattro sanbabilini che commettono un delitto atroce ed inutile (come recita il titolo) dopo una giornata convulsa in cui muovendosi come la gang dell’Arancia meccanica seminano terrore fra gli operosi milanesi.
Lizzani prosegue sulla scia del suo fortunato Storia di vita e malavita scegliendo di non avvalersi dell’opera di attori conosciuti per il ruolo dei quattro protagonisti.
Devono essere quanto di più simile a dei ragazzi comuni,uniti però non da vincoli di amicizia o da ideali,ma semplicemente da una ribellione confusa e senza logica alla loro stessa estrazione sociale, alla famiglia e ai valori fondanti del vivere comune.
Sono di destra, fascisti,come si usava dire in quel periodo.
Ma l’ideologia centra poco o nulla nella descrizione di Lizzani.
I quattro sembrano più dei teppisti alla Alex De Large che degli attivisti politici.

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Il loro credo è più la violenza e la cupa ribellione a tutto ciò che li circonda che un ideale superiore.
Così nascono le figure di Michele,Franco,Fabrizio e Alfredo,assolutamente slegati dalle origini sociali e culturali.
Michele e Franco sono figli di famiglie benestanti,alta borghesia milanese mentre Fabrizio è di estrazione popolare,lavora saltuariamente impegnato in chissà cosa.
Il quarto,Alfredo,è di estrazione sotto proletaria ed è figlio di una delle tante famiglie emigrate al nord in cerca di migliori condizioni di vita.Lavora,ma è un precario ed è anche l’unico sposato.
Non certo felicemente,visto che ha dovuto riparare ad una violenza carnale con un matrimonio non voluto.
Quattro giovani uniti quindi solo dalla rabbia,dalla mancanza di ideali,da una confusa ribellione all’ordine costituito.
Si,non hanno un’ideologia o quantomeno non emerge dai loro discorsi.
Appartengono alla destra,ma forse solo più per moda che per altro.Negli anni settanta si aderisce ad una ideologia anche per motivi banali…
Li seguiamo in una giornata balorda,scandita da un’escalation di aberrazioni e atti di violenza.
I quattro partecipano all’inumazione di un gerarca fascista;qui sbeffeggiano i nostalgici intervenuti accusandoli di essersi rammolliti.
Poi,non paghi,prendono a colpi di catena i ciclomotori di un liceo e subito dopo imbrattano con delle svastiche alcune vetrine di negozi gestiti da ebrei,colpendo poi a colpi di palle d’acciaio scagliate con delle fionde le persone intervenute per pulire le scritte.
L’escalation continua con il tentativo di violenza una ragazza e culmina,dopo un excursus sulle vicende private dei due ragazzi meno abbienti,
sui loro rapporti con la famiglia,con l’omicidio di un giovane copevole solo di passare nel raggio d’azione dei quattro balordi.
Finale drammatico.

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San Babila ore 20:un delitto inutile è un film controverso,pieno di luci ed ombre con netta predominanza delle seconde.
I quattro protagonisti della storia narrata appaiono più come degli sbandati sfigati piuttosto che rappresentanti di quella destra estrema che pur in nome di un’ideologia condannata dalla storia combattevano una personale battaglia contro lo stato e le istituzioni.
Le azioni dei giovani sono casuali,l’ispirazione politica sembra più che altro una parvenza che un modo di credere o di essere.
Quindi il film ha più valore come testimonianza (parziale) dell’atmosfera che si respirava all’epoca dei fatti raccontati che come valore minimamente storico.
Il film in se è anche abbastanza banale,con un personaggio,quello di Lalla (interpretata da Brigitte Skay) incomprensibile nella sua logica e slegato dal film.
Lizzani va avanti a strappi,fra qualche felice intuizione (il lancio delle biglie di ferro sulla folla e cadute verticali (la delazione di Lalla),in un saliscendi poco coinvolgente quando non anche apertamente schierato.
Che ci fosse negli anni settanta una destra pericolosa e stragista è indubbio;tuttavia era una destra che agiva clandestinamente,con la complicità di apparati dello stato e la connivenza di politici.
Cosa che però si può tranquillamente asserire per l’altro versante politico,quello brigatista giusto per essere chiari,con le loro connivenze mai del tutto chiarite e le bugie,le mezze verità che nascondono segreti inconfessabili.
Va da se che quantomeno funziona la ricostruzione ambientale,con una Milano attonita davanti alla quotidiana violenza,quasi rassegnata;chi ha vissuto quegli anni ricorda benissimo il clima che si respirava nelle città in cui più forte era lo scontro politico,che fosse Roma o Torino,Padova o Napoli,Roma o Bologna.

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Un clima da guerra civile,con scontri tra polizia e studenti,carabinieri e operai,tra estrema destra ed estrema sinistra.
Bastava vestire un Eskimo e avere la barba incolta,oppure portare degli stivaletti a punta e un giubbotto di pelle per rischiare la vita.
Una chiave inglese e una mazza da baseball,una molotov o un giravite erano alcune delle armi usate per offesa e per difesa,senza contare ovviamente la diffusione sempre maggiore delle armi da fuoco.
Tutto questo è trattato da Lizzani solo marginalmente.
I quattro ragazzi appaiono quasi scollegati dalla politica,tanto che alla fine ci si chiede se si sia visto un film politico in senso lato o un
poliziottesco molto simile a quelli che spopolavano negli anni settanta.
La scelta rischiosissima di affidare i ruoli dei teppisti a quattro sconosciuti alla fine si rivela vincente;i giovani appaiono quasi ripugnanti nella loro naturalezza,quattro ragazzi qualsiasi capaci però di interpretare bene i ruoli a loro affidati.Bella Brigitte Skay in un ruolo evanescente,discrete le musiche di Ennio Morricone.
Un film adatto oggi più alla fiera del vintage,fra auto non più in circolazione e abiti che nessun ragazzo indosserebbe che degno di una lettura critica sul fenomeno della violenza politica.
Un film irrimediabilmente figlio di un periodo storico per fortuna alle nostre spalle.

San Babila ore 20: un delitto inutile
Un film di Carlo Lizzani. Con Pietro Brambilla, Daniele Asti, Giuliano Cesareo, Walter Valdi,Brigitte Skay Drammatico,durata 105 min. – Italia 1976

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San Babila ore 20 un delitto inutile banner protagonisti

Pietro Brambilla: Fabrizio
Giuliano Cesareo: Michele ‘Miki’ Castiglioni
Daniele Asti: Franco
Pietro Giannuso: Alfredo Somma
Brigitte Skay: Lalla
Gilberto Squizzato: Paolo
Grazia Beccari: Ragazza di Paolo
Mario Mattia Giorgietti: Insegnante
Walter Valdi: Commissario della Buon costume
Franca Mantelli: Madre di Franco
Paola Faloja: Madre di Michele
Vittorio Pinelli: Agente di Polizia

San Babila ore 20 un delitto inutile banner cast

Regia Carlo Lizzani
Soggetto Mino Giarda, Carlo Lizzani
Sceneggiatura Mino Giarda, Carlo Lizzani, Ugo Pirro
Produttore Carlo Maietto
Casa di produzione PTA (Produzioni Thousand Associate)
Distribuzione (Italia) Agora
Fotografia Piergiorgio Pozzi
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Pier Luigi Basile

San Babila ore 20 un delitto inutile banner recensioni

L’opinione di tylerdurden73 dal sito http://www.filmscoop.it

La piazza milanese di San Babila negli anni ’70 fu noto luogo di ritrovo per simpatizzanti e gruppi organizzati dell’estrema destra.Lizzani riferisce con l’abituale stile asciutto e diretto della giornata di quattro giovani,partendo dal funerale di un anziano “camerata” per finire in tragedia sotto i portici che costeggiano una delle tante vie del capoluogo lombardo.
Precursori degli attuali skinheads sono divisi dalla diversa estrazione sociale ma uniti da un fanatismo che li induce a tormentare i così detti “rossi” o comunque in generale tutti coloro mostrino debolezze.Il benestare della polizia è evidente,pronta ad intervenire solo quando ci scappa il morto o per mettere a tacere iniziative tutto sommato burlesche.
Svastiche sulle vetrine dei negozi,pericolose biglie di ferro scagliate contro i cittadini o motorini distrutti non sono atti sufficientemente gravi per un intervento delle autorità,cui Lizzani imputa senza troppi giri di parole una compartecipazione implicita.
Tratto da un fatto di cronaca nera che insanguinò Milano nel Maggio del ’75 il film vanta un bel ritmo.Gli avvenimenti si incastrano bene tra loro rendendo uno spaccato sociale verosimile culminante con la scena dell’inseguimento,momento segnato da grande tensione e una follia che ha radici al di fuori del semplice credo politico.
Lizzani ha però il torto di approfondire maluccio le origini di tale astio e le motivazioni personali ,ciò che ci viene offerto poggia su luoghi comuni e soluzioni troppo semplicistiche.
Discreti gli interpreti, mentre piuttosto sciatto è il personaggio della ninfomane Lalla che avrebbe dovuto avere un valore simbolico di tutt’altro spessore.
Film difettoso ma importante,piccola storia di un’ Italia da alcuni dimenticata e dai più giovani mai conosciuta.

L’opinione del sito http://www.nocturno.it

Se esiste nella filmografia di Carlo Lizzani un film che non si sa da che parte prendere, questo è San Babila ore 20: un delitto inutile. Formalmente si tratta di un resoconto sulle ripugnanti imprese
(si va dal minimo delle biglie di ferro scagliate contro vetrine e passanti a colpi di fionda, ad attentati bombaroli, sevizie ed omicidi) di un manipolo di giovani fascisti, detti “sanbabilini” dal nome
della piazza centrale di Milano che, per un tratto degli anni Settanta, gli estremisti di destra avevano eletto a loro quartier generale – con il silenzioso assenso delle forze dell’ordine.
Nessuno, memore di quegli anni, si meraviglierà che gli esponenti di questo nucleo siano tratteggiati da Lizzani senza alcuna possibile rendenzione, come bestie stupide e feroci: personaggi grotteschi e mostruosi,
espressione di un mondo borghese grottesco e mostruoso che Lizzani descrive con semplicità ed efficacia nei quadretti di vita familiare dei teppisti, saldando il discorso a quanto già era venuto
illustrando in alcuni momenti di Storie di vita e malavita. Dunque, da una parte l’anima “politica” del film, che non si esime dal puntare il dito accusatore sulle azioni di tali squadracce che con la connivenza
della polizia spadroneggiavano nella piazza marciando con il passo dell’oca, nella loro divisa d’ordinanza (giubbotti di pelle, stivaletti a punta, occhiali ray-ban).(…)

L’opinione del sito http://www.cinemah.com

Chi si ricorda più dei sanbabilini? Nessuno. Invece ci ricordiamo bene e ancora oggi ne leggo dei tanti brigatisti combattenti del proletariato
Lizzani diede un taglio sociologico già vecchio al quel tempo, ora, anche se storicizzato non regge, in qualsiasi prospettiva vogliamo guardarlo.
I fascisti di Piazza San Babila a Milano sono delle macchiette. Come macchiette sono i poliziotti, i preti, i tranquilli passanti, anche quando cercano
con un fazzoletto di cancellare una svastica disegnata con la vernice su una vetrina di un negozio. Sono belli, buoni e bravi i tanti comunisti manifestanti
i quali si muovono come api operose all’interno della Casa del Popolo. Franco è poi uno stereotipo di fascista. Viene rappresentato con tutti i conformismi popolari
ma nulla di culturalmente valido. La famiglia ricca, la crisi dei genitori, una madre possessiva, capace solo di riversare sul figlio la sua povertà umana.
Il padre è occupato a fare soldi e a dedicarsi a Dio. Poi c’è l’impotenza di Franco e il suo disprezzo per le donne. C’erano altri luoghi comuni?
No, si trovano tutti all’interno del film. Non è invecchiato solo il film, sono invecchiato anche io. Quando lo ho visto alla sua uscita mi era piaciuto.
Mi aveva colpito la forte violenza, la nulla considerazione della donna, il nichilismo su cui stavano cercando di costruire qualcosa.
Ora è solo un bel film di azione, un poliziesco e nulla più. Forse Lizzani questo ci voleva narrare, un genere alla Arancia meccanica all’italiana, accompagnato da una bella ironia e sarcasmo.
Letto sotto quest’aspetto il film può tenere, può avere una valenza. Sarà la semplice e stupida Lalla a portarci la freschezza migliore al film. Si ride di fronte alla sua ingenuità.
Lei è l’altra faccia della medaglia: la credono stupida ma altrettanto stupido e vuoto è il retroterra culturale dei ragazzi fascisti. “Tu ascoltami anche se non capisci” gli dice un ragazzo a Lalla,
la quale comprende chiaramente invece e gli risponderà: “Io in questa fortezza non ci voglio entrare.” Nessuno vuole entrare nella fortezza politica del neofascismo,
una forma di necrofilia più che una tendenza politica. L’unico momento di vera politica del film è quando i ragazzi, dopo aver comperato dei dildo in uno sex shop, si divertono a scandalizzare i passanti.
Allora la polizia arriva velocemente. Uno dei ragazzi lancerà una profezia vera. Discutendo con i poliziotti che li hanno arrestati ha un momento di lucidità per urlare “Piace ai democristiani,
piace ai comunisti, piace a tutti.” Si, i sex shop piacciono a tutti ma forse non alludeva solo a quello.(…)

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gennaio 2, 2016 - Posted by | Drammatico | ,

1 commento »

  1. Per me era veramente hot la scena in cui i quattro protagonisti se ne vanno in giro ostentando dei grossi cazzi di gomma (mentre la gente li guarda credendo che siano veri)

    Commento di Harry P. | luglio 26, 2020 | Rispondi


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