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Tortura


Tortura locandina 2

“Un’ultima cosa: sappi che se dovesse succedermi qualcosa,sappi che nella vita non ho provato maggior sofferenza che aver dato la tortura al tuo corpo nudo”
L’invisibile Hamdias parla tramite un nastro registrato ad un’altra invisibile, Galai; lui è un regista cinematografico clandestino, lei è la sua donna ed è anche un’attrice; entrambi però appartengono ad un movimento terroristico che si oppone alla presenza francese in Algeria.
In questo momento però siamo a Parigi e Hamdias consiglia a Galai il comportamento da clandestina, fatto di solitudine e circospezione, in un paese (come dice il regista) in cui anche l’accento è importante.
Galai sta girando un film che deve essere il più realistico possibile; per far ciò deve sperimentare, sulla sua pelle, le più terribili torture.

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Non esita quindi a martirizzare il suo corpo, spegnendo sigarette roventi sul suo petto nudo, applicando elettrodi sui capezzoli e sul pube, registrando infine l’urlo disumano di dolore su una cassetta, come richiesto dal suo amante.
Questo è l’inizio di Tortura, il film di Papatakis girato nel 1975, uscito nelle sale francesi e subito dopo praticamente scomparso in seguito all’attentato di probabile matrice islamica che distrusse un cinema parigino mentre veniva proiettato il film.
Un film cupo in maniera esponenziale, un viaggio infernale attraverso il dolore e l’umiliazione personale della protagonista Galai, attrice si ma anche simbolo della resistenza algerina all’occupazione militare francese;due ruoli che Galai interpreta mescolando finzione e realtà,attraverso un viaggio che confonde le entità distinte ma intimamente connesse della terrorista e dell’attrice, che accetta la degradazione per amore del suo compagno, con il quale ha un figlio e anche per amore della libertà verso il suo paese.

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In una delle scene del film, la più cruda e realistica, mentre la Galai terrorista è interrogata dai soldati francesi, alla domanda su chi ha commissionato degli attentati e su chi è a capo della resistenza algerina, la donna risponde urlando mia madre, intendendo così elevare l’Algeria a ruolo di genitrice, come confermerà nel proseguimento dell’interrogatorio.
Ritornando al film, la vicenda personale di Galai vira improvvisamente spiazzando lo spettatore, raccontando senza soluzione di continuità le aspirazioni della Galai attrice, quella che sogna di essere chiamata da un regista qualsiasi per fare il suo lavoro, quello dell’attrice, mentre invece il solito nastro la invita a parlare da sola in caso di attacchi di solitudine, simulando la presenza dell’invisibile Hamdias, simulacro di una realtà che invece è esattamente l’opposto.
E’ in questa destrutturazione della realtà vissuta dalla donna invece la chiave del film;seguiamo qualcuno che spia la vita monotona e solitaria di Galai, che continua a parlare nel vuoto, raccontando l’ansia per il figlio e il dolore per il distacco da Hamdias e l’improvviso cambio di rotta del film, spiazzante nel momento in cui Galai riceve la tanto attesa telefonata.

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Un regista vuole vederla per offrirle una parte;sarà umiliante vedere Galai trattata come una povera cosa dal produttore, che per prima cosa le chiede di mostrare cosce e seno, perchè è quello che il fantomatico regista del film che il produttore si appresta a finanziare vuole.
da questo momento finzione e realtà diventano difficilmente distinguibili; Galai è al tempo stesso una donna che vuole realizzarsi e diventare una stella ed è la visione proiettata della terrorista che prepara la bomba.
I due personaggi convivono sullo schermo senza fratture visive che indichino quale sia la vera realtà in cui si muove Galai; è quella desolata e squallida della stanza inquadrata, scarna, disadorna oppure è quella che consegna la bomba fabbricata ad un anonimo terrorista?
“Dov’è la vera differenza fra finzione e realtà?”, canta una voce mentre Galai attraversa uno spettrale paesaggio delle banlieu parigine;ed è in questa breve strofa la chiave di lettura di Tortura.

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Da adesso in poi il film seguirà un suo discorso coerente ma inevitabilmente ostico per il pubblico; che è spiazzato,irretito e al tempo stesso sconvolto da quello che si avvicenda sullo schermo.
Come in un folle susseguirsi di immagini frammentate e senza filo conduttore, assistiamo alla totale commistione tra i due personaggi; vediamo la tortura fisica su Galai, non più auto inflitta ma applicata da un soldato francese che vuole annichilire quella donna che in fondo rappresenta una nazione e che usa il tormento fisico e l’umiliazione per fiaccare la resistenza della stessa.
Ma Galai è l’Algeria ed è al tempo stesso un’idea di libertà, insopprimibile.
E la libertà puoi solo limitarla temporaneamene, non per sempre.
Inutile continuare a descrivere una trama che in realtà non esiste se non come forma di racconto visivo delle tesi del regista; che sono diverse e che coinvolgono in maniera più ampia discorsi politici e sopratutto l’uso della tortura da parte del Potere come forma di alienazione e di mortificazione morale e fisica.

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Un discorso ambiguo, visivamente, perchè davvero si fa fatica a seguire gli spostamenti dall’immaginaria figura dell’attrice che continua a praticare sul suo corpo la tortura e quella delle torture che davvero vengono praticate alla Galai terrorista.
Finzione e realtà diventano così tutt’uno, continuando a inseguirsi fino al finale assolutamente imprevedibile.
Tortura è un film difficile anche da descrivere se non con l’ausilio di aggettivi, slegati fra di loro; claustrofobico, angosciante,scarno, ermetico.
Un’opera estremamente complessa,per lunghi tratti simbolista in maniera eccessiva ma anche affascinante; un’opera non di certo per il grande pubblico, chiusa com’è in un elitarismo che è al tempo stesso il fascino e il limite dell’opera.
“Non me ne frega un cazzo degli spettatori”, dice Hamdias tramite il produttore che afferma voler scritturare Galai per il fantomatico film citato;probabilmente è il pensiero, estrinsecato, di Papatakis.

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Che porta avanti coerentemente il suo complesso discorso sulla tortura come mezzo di coercizione ampiamente utilizzato anche dall’Occidente, così spesso schierato in maniera ipocrita dietro la bandiera della libertà e della democrazia.
A raffigurare il tutto in maniera fisica c’è Galai, archetipo della sofferenza mescolato all’ansia di libertà.
A sua volta Galai è fisicamente interpretata dall’attrice Olga Karlatos, all’epoca compagna del regista.
Ed è probabilmente in un’ottica di “famiglia” che va interpretata la presenza della bellissima attrice greca in un film per certi versi estremo, con immagini molto forti e una presenza fisica sullo schermo che richiede l’esposizione senza pudore del corpo nudo oltraggiato dalla violenza.
L’attrice ateniese, ventinovenne all’epoca in cui venne girato il film, era appena uscita dall’esperienza di Amici miei che le aveva dato molta fama in Italia; il bellissimo volto della signora Sassaroli, che tutti avevano imparato ad ammirare nel film di Monicelli e che aveva fatto seguito all’interpretazione eccezionale di Didone nell’Eneide televisivo, appare in Tortura trasfigurato.

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L’attrice appare smagrita, smunta, con il volto bellissimo solcato dal dolore.
Quasi fosse una Galai in versione reale, la Karlatos resta in scena praticamente per tutto il film cambiando espressione mostrando il suo corpo quasi scheletrico coperto da bruciature, violentato da una bottiglia (la scena più dura e difficile da digerire del film)
Un’interpretazione da attrice di razza, eccezionale, che pure è restata praticamente coperta dall’oblio fino a qualche anno fa, quando quest’opera straordinaria di Papatakis ha finalmente avuto la visibilità che meritava.
Un film che quindi è tutt’uno con l’attrice che lo interpreta, tanto da rendere praticamente un corredo il resto del cast; Papatakis dirige una Karlatos perfetta, Una Galai che sembra riassumere, sui tratti scavati del volto e sulla nudità scarnita del corpo, l’orrore della tortura, del suo uso umiliante e della degradazione morale e fisica che rappresenta.
Oggi è possibile finalmente vedere l’opera di Papatakis in streaming, cosa che consiglio vivamente agli amanti del cinema non banale, quel cinema fatto di potenza visiva, di dialoghi e situazioni non usuali in una versione probabilmente completa, almeno stando a quel poco che ho potuto ricavare dalla rete.
Pare infatti che l regista greco abbia messo mani alla versione attualmente disponibile inserendo scene che aveva dovuto tagliare in occasione della sua sfortunata prima rappresentazione.

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Vista l’assurda aria di caccia alle streghe che circola ultimamente nei confronti dei siti in streaming (perchè bloccare la visione di film che ormai hanno quasi 40 anni?), consiglio di seguire questo link e visionare la pellicola: http://www.nowvideo.ch/video/ac277edaf89cb
In ultimo ricordo che il film è stato distribuito anche con il titolo Gloria mundi; sotto troverete due fotogrammi molto crudi tratti dal film, che ho provveduto a modificare come avvenuto in passato per evitare la condivisione in chiaro e la conseguente visione dei minori.

Tortura (Gloria Mundi), un film di Nikos Papatakis,con Olga Karlatos,Roland Bertin,Philippe Adrien,Mehmet UlusoyArmand Abplanalp,Christiane Tissot,Drammatico,Francia 1976

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Tortura scena censurata 2

Tortura Banner protagonisti

Olga Karlatos … Galai
Roland Bertin … Raftal
Philippe Adrien … Gilles
Mehmet Ulusoy … Naki
Armand Abplanalp … Sainof
Christiane Tissot … Marsanne
Jean-Louis Broust … Biseau

Tortura Banner cast

Regia: Nikos Papatakis
Sceneggiatura: Nikos Papatakis
Montaggio: Yves Lafaye,Jean-Paul Pradier,Frédéric Variot
Fotografia:Jean-Claude Bonfanti
Musiche: Barbaud Brown Klein
Costumi: Janina Ryba
Produzione: Nio Productions (FR)

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Tortura Banner recensioni

Parte dell’opinione dell’utente OGM tratta dal sito http://www.filmtv.it.Il resto della recensione è disponibile sul sito citato.
“…Che cos’è la rivoluzione, se non un dolore autoinflitto, in risposta all’orrore perpetrato ai danni di altri? Si può cercare il martirio nella tortura e trovare nel proprio grido l’autentica voce della verità. L’attrice Galaï non deve fingere di essere una terrorista algerina: deve esserlo realmente, provare strazio e paura quando trasporta una borsa esplosiva o subisce le scariche elettriche dei suoi aguzzini, ed incutere le stesse sensazioni nello spettatore. Il popolo è chiamato a partecipare, a lei è la sua eroina. Il suo nume ispiratore è Hamdias, il suo marito e regista, nonché mente di un’organizzazione eversiva: un’entità invisibile ed onnipresente, che in ogni luogo può farsi sentire ed, a sua volta, ascoltare. I suoi mezzi sono microfoni e registratori a cassette, ma la sua presenza ubiqua è comunque ammantata di una divina perentorietà…”

L’opinione dell’utente Deepred89 dal sito http://www.davinotti.com
Cupo e complesso, piuttosto monocorde e difficilmente digeribile per chi, come il sottoscritto, poco conosce a proposito del contesto storico dei fatti narrati. Non mi resta così che apprezzare la buona confezione e un’interpretazione intensissima della Karlatos, che offre anima e corpo al film restando in scena in praticamente ogni sequenza, mostrandosi ripetutamente spogliata e torturata e cantando anche la colonna sonora di Nico Fidenco (che però è preferibile in versione strumentale). Consigliabile solo ad un pubblico informato e preparato.

L’opinione dell’utente Fauno dal sito http://www.davinotti.com
Terrificante e claustrofobico. Pone bene in evidenza le contraddizioni sia dei rivoluzionari eversivi che dei controrivoluzionari, con tutte le illusioni disattese per ambo le parti, ma pone anche in luce l’aspetto più interiore ed inquietante del fanatismo politico e ci ricorda tragicamente che anche noi, il vecchio continente, culla della civiltà, ci siamo macchiati di nefandezze delle quali non ci piace parlare né tanto meno provarne vergogna. Peso da digerire e da accettare, ma merita eccome!

L’opinione dell’utente Markus dal sito http://www.davinotti.com
Il regista Papatakis, servendosi dell’allegoria del meta-cinema, ci mostra l’istituzione della tortura e della depravazione dello stato sul sovversivo (o presunto tale), poco importa se nel caso specifico si cita la guerra franco-algerina (l’anno del girato in fondo ci ricorda che in molti paesi del mondo vigono dittature sanguinarie). Convincente e sentita l’interpretazione della Karlatos che però si macchia di una perla trash quale la canzoncina cantata da lei stessa sul tema di Fidenco. Peccato.

L’opinione dell’utente Saimo84 dal sito dvd.forumcommunity.net
Si tratta di un film maledetto, quasi invisibile, La tortura di Nico Papatakis. Come al solito, il DVD contiene soltanto la versione italiana, ma va sottolineato che in questo caso la situazione era complessa: il film è uscito in Francia nel 1975 ma è stato subito ritirato dalle sale, arrivando poi tortuosamente in Italia nel 1977, in una versione rimaneggiata per il nostro mercato sotto la supervisione dello stesso regista, che è poi tornato una terza volta sul film nel 2005, rimontandolo e aggiungendo delle scene girate ex novo. Un’edizione in DVD completa, va da sé, dovrebbe quindi render conto di tre diversi montaggi, ma per il momento purtroppo ci tocca accontentarci di quel che passa il convento, che purtroppo non è granché: la Mosaico ha telecinemato un vecchio 35mm pieno di difetti, con moltissimi segni e frequenti salti di fotogrammi, anche molto fastidiosi. Guardabile, ma a malapena sufficiente.
Val la pena sopportare un’edizione così? Tutto sommato direi di sì, perché secondo me il film oltre a essere rarissimo è anche abbastanza straordinario. Avevo già visto, in una retrospettiva del 2009, due altri film di Papatakis (Les équilibristes e Ia fotografia), e anche questo terzo titolo conferma la grandezza di un autore misconosciuto purtroppo non solo al grande pubblico ma anche a moltissimi di noi appassionati. Si tratta, sia chiaro, di un cinema che potrà non piacere, ma almeno gli estimatori di Godard e Fassbinder dovrebbero secondo me dargli una possibilità. La tortura, che per certi versi mi ha ricordato Partner. di Bertolucci, è un film estremo in tutti i sensi, sia per le tematiche e le immagini che mostra: una riflessione anche agghiacciante sul terrorismo, la violenza e il capitalismo, condotta però attraverso i cascami del metacinema, del neo-melodramma e del sadomasochismo. La storia, ridotta all’osso e insieme eccessiva, ruota infatti intorno a un’attrice divisa fra cinema e terrorismo, trasformata dal suo regista-pigmalione in una specie di arma di distruzione di massa. Un film poverissimo ma spesso geniale, fatto di pochi spazi e pochi personaggi, costruito soprattutto su una serie di assenze e lontananze, sia affettive che politiche ed esistenziali. Non amo per niente i film “politici”, ma qui il verbo si fa carne sotto i nostri occhi, e la performance di Olga Karlatos (all’epoca compagna del regista) è davvero memorabile.

L’opinione del sito http://www.filmhorror.com
TORTURA si potrebbe definire un film sperimentale, composto da un mix micidiale di sesso, torture, sangue, politica e surrealismo. Il piatto è decisamente forte, ma ben presto l’impegno sociale strillato dai flani dell’epoca (nella locandina viene addirittura citato Nietzsche, più o meno a sproposito), che vorrebbe condannare le istituzioni fasciste che spingono i poveri a diventare terroristi, cede il posto a uno spettacolo di pura exploitation.
Assolutamente spiazzante è anche la colonna sonora (realizzata da Nico Fidenco) in cui è la stessa Karlatos a cantare una canzone che si chiama appunto La Tortura (un testo assurdo che parla di pseudo-amore con agghiaccianti urla in sottofondo). L’uso del sesso è finalizzato alla rappresentazione dello squallore e, fra bottiglie infilate nella vagina e maschilismo gettato a piene mani, emerge un’atmosfera di assoluto degrado che, a conti fatti, è il punto forte del film.TORTURA è una pellicola atipica che potrebbe rivelarsi indigeribile per molti, che di certo non può definirsi “bella” e che si presenta come un pugno nello stomaco inaspettato. Se ve la sentite…

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luglio 7, 2013 - Posted by | Drammatico | , ,

2 commenti »

  1. ottima recensione amico mio

    Commento di Stellameringa Nerosupiatto | luglio 7, 2013 | Rispondi

    • Grazie.Questo è un film davvero particolare,uno di quelli che fa pensare,anche se seguirlo non è affatto facile. 🙂

      Commento di paultemplar | luglio 8, 2013 | Rispondi


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