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Violette Noziere


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Violette Noziere è una giovane parigina diciottenne, che vive la sua esistenza in una famiglia borghese e tranquilla.
Lei però tranquilla non lo è affatto.
Ad onta dell’affetto che sua madre Germaine nutre per lei e nonostante la figura rassicurante di suo padre Baptiste,Violette sente di voler ben altro dalla vita.
In realtà Baptiste non è suo padre, perchè sua madre Germaine l’ha concepita in una relazione extra coniugale con un banchiere e questo Violette lo sa.
Difatti ricatta suo padre e con il denaro che raccoglie si da alla bella vita nel quartiere latino.
Ha anche diversi amanti ai quali si concede per soldi salvo poi mantenere un gigolo, Jean Davin, che a lei piace e che è perennemente senza denaro.

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Ma i soldi non bastano mai e poichè Violette è anche una ragazza quasi amorale, che detesta la figura del padre surrogato Baptiste,che invece le vuole bene e appare forse troppo debole nei suoi confronti,decide di passare all’azione per eliminare i suoi genitori e ereditare i loro beni.
Violette utilizza un sonnifero per uccidere i genitori, ma a morire è il solo Baptiste;Germaine sopravvive e Violette, incolpata dell’omicidio del padre finisce in galera e processata.
Il processo diventa un avvenimento nazionale e poichè la ragazza risulta anche particolarmente antipatica sia per il carattere sia per la condotta di vita scandalosa finisce per essere condannata a morte.
Siamo nei primi anni trenta e la ghigliottina, strumento di giustizia risalene alla rivoluzione francese non viene usata per giustiziare le donne.
Il presidente francese Lebrun commuta la pena in un ergastolo, poi il maresciallo Petain la riduce a 12 anni mentre dopo la liberazione De Gaulle la fa scarcerare rimuovendo anche il divieto di soggiornare in carcere.
Dopo la detenzione, durata 12 anni, quindi avendo scontato la pena, Violette sposa una guardia carceraria e dal matrimonio avrà 5 figli.

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Basandosi sulla vera storia di Violette Noziere e sul romanzo a lei dedicato da Jean-Marie Fritère,Claude Chabrol ricava, nel 1978, un film sobrio ed elegante che ripercorre la vita di Violette Noziere, che tanto scalpore sollevò nell Francia degli anni trenta sopratutto per quello che emerse durante il processo che subì per aver tentato di avvelenare i genitori, riuscendo solo in parte nel suo scopo.
Il regista francese evita di prendere posizione sulla controversa figura della giovane omicida,limitandosi ad esporre i fatti e senza emettere giudizi morali.
Ne vien fuori così un film quasi documentaristico,che rispecchia la figura di Violette così come emerse in tutta la sua drammaticità nel corso del processo a cui fu sottoposta la ragazza nel 1933, quando aveva appena 18 anni.
Nella realtà storica il processo si concluse nel 1934 e appassionò la Francia per i torbidi retroscena che mersero durante la fase dibattimentale;Violette infatti accusò il suo defunto padre Baptiste di averla violentata sistematicamente da quando aveva 12 anni e accusò di conseguenza sua madre di aver sempre saputo cosa accadeva tra le mura domestiche ma di aver sempre taciuto per viltà e quieto vivere.

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La relazione con Davin, la sua condotta scandalosa, la sua antipatia e la reputazione dubbia che la accompagnarono durante il processo non le giovarono.
La ragazza infatti fu accusata di aver tentato il duplice omicidio solo per impossessarsi dei beni dei genitori e di conseguenza condannata a morte, condanna che non venne applicata per i motivi che ho raccontato prima.
Chabrol quindi ripercorre l’ultimo periodo della vita di Violette prima dei tragici fatti che la videro coinvolta, raccontando la sua relazione con Davin, gli squallidi incontri a pagamento e mostrando Baptiste come un uomo debole e sottomesso che per lei aveva un debole ma non certo di natura sessuale.
Quale che fosse la verità nella torbida storia,il film sembra non volerla o quanto meno non poterla appurare.
Le versioni antitetiche emerse nel processo non permettono un giudizio definitivo e quindi Chabrol resta sul vago, limitandosi ad esporre i fatti con un film elegante ma forse alla fine privo di una sua vera anima.
Ma a mantenere alto l’interesse c’è in primis la storia di Violette e sopratutto la splendida interpretazione della sua figura fornita da Isabelle Hupert, un’attrice capace di dare enorme spessore a tutti i personaggi che ha interpretato nel corso della sua lunga carriera.Candida e allo stesso tempo torbida,finta ingenua e al tempo stesso diabolicamente perversa,la Hupper fornisce una versione della figura della Noziere in perfetta linea con quanto richiestole da Chabrol.
Alla fine Violette resta un personaggio indecifrabile, così come quello reale, storico emerso dal processo.
Il finale del film rispecchia perfettamente la realtà dei fatti e,colpevole o no, Violette Noziere espiata la sua pena finirà per diventare una moglie ed una madre esemplare.
Fino al termine della sua vita, cessata all’età di 51 anni.
Film elegante, con una splendida fotografia e scorrevole, nonotante le oltre due ore di durata; Chabrol bada all’essenziale e il suo film si trasforma di riflesso in una descrizione ambientale molto accurata della Parigi degli anni trenta, della vita affascinante e sordida allo stesso tempo del quartiere latino, della morale imperante all’epoca; ottimi anche i protagonisti di contorno, come la bravissima Stephane Audran che interpreta Germaine e Jean Carmet che interpreta il padre della ragazza.

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Per la cronaca, la figura di Violette Noziere divise nettamente in due l’opinione pubblica francese;la parte intellettuale della società la vide come un esempio di ribellione alle regole borghesi e ne fece un emblema della liberazione sessuale e della liberazione dalla morale considerata ipocrita della famiglia tradizionale.
Poeti come Eluard o Breton le dedicarono scritti e poesie e numerose furono le biografie che tentarono di portare alla luce la vera figura della giovane parigina.
Non mi risultano esistere versioni in italiano disponibile del film mentre su You tube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=P0aCx_qp8zk c’è la versione in lingua francese dello stesso.

Violette Nozière

Un film di Claude Chabrol. Con Isabelle Huppert, Stéphane Audran, Jean Carmet, Isabelle Huppert Drammatico, durata 130′ min. – Francia, Canada 1978

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Violette Noziere banner protagonisti

Isabelle Huppert: Violette Nozière
Stéphane Audran: Germaine Nozière
Jean Carmet: Baptiste Nozière
Jean-François Garreaud: Jean Dabin

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Regia Claude Chabrol
Sceneggiatura Frédéric Grendel, Jean-Marie Fritere, Odile Barski e Hervé Bromberger e Claude Chabrol
Fotografia Jean Rabier
Montaggio Yves Langlois
Musiche Pierre Jansen
Scenografia Jacques Brizzio

 Violette Noziere banner recensioni

Opinione tratta dal sito http://www.forum.tntvillage.scambioetico.org
La storia di Violette Nozière è emblematica della condizione della donna nella pur civilissima (per gli standard contemporanei, si intende) Francia di inizio ‘900. Ma anche di quella delle giovani generazioni, ancora fortemente soggiogate dalla famiglia e costrette a vivere schizofrenicamente, fra timidi impulsi individualisti e una doverosa, cieca obbedienza alle convenzioni e ai dettami parentali. Chabrol, con una sceneggiatura di Odile Barski (per la prima volta: i due collaboreranno molto spesso, in seguito), Hervè Bromberger e Frederic Grendel, dalla biografia scritta da Jean-Marie Fritère, mette in scena questa triste vicenda di una vittima esasperata e divenuta carnefice dei suoi stessi persecutori, senza calcare la mano sulle emozioni o sulla spettacolarità dei fatti. C’è pur sempre un omicidio di mezzo: ma viene raccontato con cura cronachistica soltanto tramite un flashback nel finale, al momento della confessione; parimenti il regista non si sofferma più di tanto sulle accuse di violenza portate da Violette nei confronti del padre, quando ella era poco più che bambina: ciò che interessa alla pellicola non è lo scandalo suscitato dalla storia raccontata, ma l’esemplarità della stessa. Anche perchè la stampa le diede fortissimo risalto, generando da subito un partito di ‘sostenitori’ e uno di ‘detrattori’ della ragazza; forse un limite del copione può essere indicato nello scarso interesse verso il riflesso mediatico delle vicende, determinante — lo dice, sbrigativamente, la didascalia finale — anche per creare un precedente giudiziario molto importante. Isabelle Huppert è un’ottima protagonista: sarà premiata a Cannes; analogamente ai Cesar verrà riconosciuta la bella prestazione di Stephane Audran. Nello stesso 1978, curiosamente, gli Area pubblicarono un brano intitolato Hommage a Violette Nozières

L’opinione del Morandini
Nel 1933 una piccoloborghese di dubbia moralità avvelenò i genitori, procurando la morte del patrigno; rea confessa, fu condannata alla ghigliottina, pena commutata nell’ergastolo. Uscita dal carcere nel ’45, si sposò, ebbe cinque figli, morì nel 1963. Ispirandosi a una storia vera, Chabrol e i suoi 3 sceneggiatori evitano di prendere partito pro o contro l’avvelenatrice, sbattuta come un mostro in prima pagina, ma anche difesa dagli intellettuali di sinistra, specialmente surrealisti, come vessillo della polemica contro la famiglia borghese. Puntano sul resoconto dei fatti, la descrizione dei comportamenti, la cura dei particolari, ma non riescono a illuminare l’enigma: la storia rimane impenetrabile come un fatto di cronaca. In bilico tra l’eleganza puntigliosa e la squisita inutilità, il film ha nella Huppert, premiata a Cannes, la sua vera ragion d’essere.

L’opinione del sito http://www.iridenonevadibile.wordpress.com
Claude Chabrol, noto regista della Nouvelle Vague francese, accostato grazie a film come questo al genere thriller, evita di innalzare un personaggio già fin troppo idolatrato.
Rendere avvincente e privo di psicologismi stereotipati un fatto di cronaca non è poi una impresa così semplice. Nella storia del cinema e della letteratura la tendenza a romanzare, marcando una opinione diretta dell’autore sulle vicende, è un rischio piuttosto comune.
Chabrol evita tutto questo. Dà al personaggio Violette quella profondità psicologica e enigmatica che traspare dal conosciuto senza aggiungere altro e lasciando quindi i punti interrogativi aperti ad interpretazione. L’accusa di stupro da parte di Violette nei confronti del padre è l’unico elemento a essere in parte giustificato da una rivalità da manuale freudiano nei confronti della madre. Stupro che non viene mai esplicitamente negato e che rimane quindi, come già detto, un enigma aperto.
Le inquadrature risultano in alcuni casi caratterizzanti. Il continuo uso degli specchi, oltre a produrre in alcuni momenti un leggero senso di disorientamento da parte dello spettatore, sottolinea l’idea di Violette come di un personaggio doppio e innamorato del suo riflesso e quindi della sua ipocrisia. Concetto che traspare nel gesto del bacio dello specchio.

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Le foto che seguono sono quelle della vera Violette Noziere

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dicembre 22, 2013 - Posted by | Drammatico | , ,

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