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La gatta in calore


La gatta in calore locandina 1

L’ingegner Antonio è sposato con la bellissima Anna; è un uomo d’affari molto impegnato, ragion per la quale è spesso assente da casa.
Un giorno, di rientro da uno dei suoi numerosi viaggi, rinviene nel giardino della villa in cui abita con Anna il corpo esanime di Massimo, un giovane pittore che abita in una casa adiacente.
Antonio trascina il corpo in una zona meno esposta e si reca da sua moglie, chiedendo spiegazioni sull’accaduto.
Anna, che aveva una relazione con il pittore, stanca di dover serbare il silenzio sulla relazione con Massimo, racconta una storia triste e drammatica a suo marito.
Da tempo aveva intrapreso una relazione con il pittore, per rompere principalmente la monotonia e la solitudine in cui il marito l’aveva precipitata con i suoi frequenti allontanamenti.
Dapprima Anna si era limitata a spiare Massimo, poi, fatalmente attratta dalla sua bellezza e dalla sua vitalità ne era diventata l’amante.

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Ma l’uomo, dissoluto e vizioso, dedito anche alle droghe, ben presto si era stancato della donna; Anna racconta che Massimo aveva preso a tradirla a tutto spiano e che in seguito l’aveva concessa ai suoi amici e in ultimo l’aveva in qualche modo costretta a usare droghe.
Anna aveva accettato umiliazioni di ogni genere fino alla sera prima, quando, stanca dei continui maltrattamenti in seguito ad un’ultima umiliazione aveva sparato a Massimo, colpendolo alla testa.
Con grande sorpresa della donna, Antonio confessa di esser stato sempre al corrente della tresca esistente tra i due.
Non essendo più in grado di dare alla donna, più giovane di lui, affetto e soddisfazione coniugale nel talamo, aveva accettato in silenzio la relazione dei due, quasi Massimo fosse un sostituto personale nei doveri coniugali.
Dopo le confessioni reciproche tra i coniugi, Antonio decide di seppellire il corpo di Massimo, ma uscito dalla villa e recatosi in giardino scopre che il corpo del dissoluto pittore è scomparso…

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Caratterizzato da un orrendo titolo che evoca inesistenti atmosfere erotiche al calor bianco, La gatta in calore è in realtà un dramma familiare a tinte fosche con eros di facciata, utilizzato dal regista con parsimonia, senza particolari indugi allo scabroso o all’esposizione prolungata del corpo della statuaria Eva Czemerys.
Nello Rossati, il regista veneto autore della regia, torna a dirigere la Czemerys nel 1972, dopo l’esordio alla regia avvenuto l’anno prima con Bella di giorno moglie di notte, un altro dramma sconfinante nel noir.
Questa volta si basa su una sceneggiatura stesa personalmente, che però se ha un certo interesse nel suo svolgimento mostra una pecca molto grossa in un finale francamente deludente, che in qualche modo abbassa il giudizio finale sul film.
Che resta però opera dignitosa nel suo assieme, vista l’indubbia abilità del regista nel creare l’atmosfera malsana che si respira sopratutto nella parte in cui la protagonista Anna racconta la sua personale odissea al marito.
L’andamento del film è eccessivamente lento, ma è anche una caratteristica dei film psicologici che tanto andavano di moda nei primi anni settanta, quando c’era una tendenza precisa a dare alle pellicole una patina di interesse socio-culturale, spesso con esiti incerti come nel caso di questo film.

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Che viaggia in maniera forse monotona per quasi tutta la totalità del tempo, salvo tentare un improbabile colpo di scena finale, che in qualche modo finisce però per penalizzare il risultato finale.
Rossati si avvale di due attori molto bravi nel caratterizzare i caratteri dei protagonisti del dramma, Silvano Tanquilli e Eva Czemerys.
L’attore romano, scomparso nel 1997 dopo una lunga e onorata carriera con all’attivo circa una novantina di film è una delle presenze costanti dei film a cavallo tra il 1969 e il 1977, periodo nel quale interpreta la metà dei suoi lavori, dividendosi tra i set cinematografici e quelli delle serie tv di allora che non avevano ancora la definizione di fiction.
Volto severo, presenza scenica accentuata, Tranquilli era una maschera adattissima ai drammi e in La gatta in calore da spessore e originalità al personaggio del marito che accetta supinamente ma anche con consapevolezza il ruolo del coniuge tradito, un po per vigliaccheria un po per quieto vivere.

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La Czemerys invece è agli inizi della sua carriera, partita con il botto visto il ruolo di protagonista assoluta dei primi due film di Rossati interpretati; la carriera della stessa proseguirà con alti e bassi e senza grossi ruoli, cosa inspiegabile viste le ottime doti che l’attrice di Monaco possedeva.
Da segnalare la presenza di Massaccesi alla fotografia e le belle e calzanti musiche di Plenizio.
Film che è passato qualche volta, in notturna,su reti private locali mentre è di difficilissima reperibilità in rete.

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La gatta in calore
Un film di Nello Rossati. Con Silvano Tranquilli, Eva Czemerys, Anthony Fontane, Renato Pinciroli, Sergio Serafini Drammatico, durata 92 min. – Italia 1972.

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La gatta in calore banner personaggi

Eva Czemerys: Anna
Silvano Tranquilli:Ingegner Antonio
Anthony Fontane:Massimo

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Regia:Nello Rossati
Soggetto:Nello Rossati
Sceneggiatura:Nello Rossati
Montaggio:Mauro Bonanni
Fotografia:Aristide Massaccesi
Musiche:Gianfranco Plenizio

La gatta in calore banner recensioni

La recensione del sito http://www.ilmiovizioeunastanzachiusa.wordpress.com
A dispetto del titolo fuorviante che potrebbe far pensare ad un banale filmetto sexy o porno-soft, questo film di Nello Rossati è invece un buon thriller erotico a tinte morbose molto ben interpretato da una Eva Czemerys in ottima forma che dà vita ad un interessante ed inquieto personaggio combattuto tra la noia del rapporto coniugale e l’attrazione per un giovane e attraente vicino di casa che andrà a sfociare in un rapporto ricco di colpi di scena. La sceneggiatura si dipana a colpi di flashback sin dalle prime battute in un continuo rincorrersi di incastri temporali ed è una scelta felice perchè l’attenzione dello spettatore è sempre desta, anche se il ritmo è un po’ cadenzato in diversi passaggi. Rossati dimostra di saperci fare sia come sceneggiatore sia come regista imbastendo una storia piuttosto semplice ma efficace realizzata ottimamente grazie ad una sicura padronanza del mezzo cinematografico e alla buonissima interpretazione soprattutto della Czemerys (ma anche di Silvano Tranquilli), senza dimenticare la perfetta fotografia di Aristide Massaccesi/Joe D’Amato. Co-protagonista è il fratello del regista, Tony Rossati, che per l’occasione sfoggia lo pseudonimo di Anthony Fontane. All’epoca fu vietato ai minori di 18 anni (che esagerazione!) e fu sponsorizzato da uno dei flani più belli e accattivanti che io ricordi: “Vive per amare alla ricerca continua di qualcosa di ‘nuovo’ per la soddisfazione dei sensi, nel film più stimolante, più piccante, più spregiudicato dell’anno.”

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Il commento di Undijng dal sito http://www.davinotti.com
La bella Eva Czemerys, nata a Monaco ma di adozione italiana (sin dall’età di 1 anno) e purtroppo spentasi nel 1996, è passata sugli schermi cinematografici in una serie di film altamente suggestivi. Qua è diretta da Nello Rossati (Io zombo, tu zombi, lei zomba), regista meritevole d’esser riscoperto per lo strano connubio di “temi”, conviventi – spesso in puro contrasto – all’interno dei film; in questo caso, invece, l’erotismo e thriller “coagulano” per dare corso ad uno strano (ma efficace) mix di generi. Il risultato finale è accattivante.

Il commento di Ildandy dal sito http://www.davinotti.com
Lui torna dal lavoro e trova la moglie che ha appena ucciso il giovane vicino di casa. Il resto del film ci svela i retroscena (già ovvi) che hanno portato a tale gesto, con ritmo non sempre funzionale. Nell’ultima parte però si riscatta, con un paio di scene di tensione ben costruite (l’intrusione del cane ridesta l’attenzione). Buone musiche, professionalità ma anche un po’ di noia.

Il solito ringraziamento al sito http://www.dbcult.com per l’immensa quantità di immagini rare disponibili!

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luglio 21, 2013 - Posted by | Drammatico | ,

2 commenti »

  1. Questo film mi è sempre piaciuto. E’ stata una delle piacevolissime scoperte che mi hanno regalato le collane in vhs di fine anni ’90 dedicate al cinema di genere italiano che uscivano in edicola sotto l’egida di Nocturno e della casa editrice Shendene & Moizzi.
    Il film di Rossati faceva parte della collana “Morbosità”, dedicata al thriller erotico all’italiana. Custodisco ancora oggi gelosamente tutte quelle videocassette… e anche il cd della colonna sonora di Gianfranco Plenizio (adoro la musica lounge dei ’70). 🙂

    Commento di johntrent70 | luglio 21, 2013 | Rispondi

    • La premiata Shendene… Io l’ho visto in prima visione, in un cinema cittadino.Rossati mi piaceva, non era volgare e sapeva usare la MDP.

      Commento di paultemplar | luglio 21, 2013 | Rispondi


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