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Quarto comandamento (La passion Beatrice)


Quarto comandamento locandina

Nel primo periodo della guerra dei Cent’anni il nobile François de Cortemart parte per il fronte con suo figlio Arnaud; a casa lascia la bella e pura Beatrice, che da quel momento vive solo in attesa dei suoi familiari. E’ un uomo segnato Francois, perchè già da ragazzo ha avuto a che fare con il sangue. Ha ucciso infatti sua madre, che ha sorpreso a letto con l’amante.
Così Francois parte per la guerra, ma viene preso prigioniero dagli inglesi e alla fine liberato; torna quindi a casa dove ad attenderlo c’è la paziente Beatrice che per poter liberare lui e suo fratello ha venduto tutto quello che la famiglia possedeva.
Ma Francois non è più lo stesso; la guerra lo ha cambiato nell’indole e lo ha reso malvagio. Lo vediamo seminare morte e distruzione nei villaggi vicini, rubare e violentare.

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E alla fine sfoga la sua rabbia prima sul figlio e poi sulla figlia, che violenta. Beatrice resta incinta e si vendica uccidendo il padre, prima di partire per Gerusalemme ed espiare la sua colpa.Trama raccontata in maniera sintetica, perchè forse in Quarto comandamento (La passion Beatrice) di Bertrand Tavernier quello che conta meno è l’accaduto mentre quel che conta veramente è la guerra e la capacità che essa ha di rivelare il lato oscuro dell’uomo, rendendolo disumano e capace di ogni gesto, anche il più intollerabile.

Un medioevo descritto alla perfezione, quello del grande regista francese, autore di ottimi film come L’orologiaio di Saint-Paul, di ‘Round Midnight – A mezzanotte circa e di La morte in diretta; girato nel 1987, il film indugia più sull’atmosfera cupa e immorale del periodo storico in cui è ambientata che sulla psicologia dei personaggi, eccezion fatta per la vera protagonista della storia, Beatrice.
Che non casualmente porta il nome di un’altra sventurata protagonista delle cronache del passato, quella Beatrice Cenci che due secoli dopo ucciderà suo padre dopo essere stata da lui violentata.

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Ma se nel caso di Beatrice Cenci siamo ben oltre il Rinascimento, quindi in un’epoca storica in cui i lumi della ragione avrebbero dovuto sostituire gli istinti biechi e malsani, in Quarto comandamento siamo in pieno medioevo.
Un medioevo costellato da una pletora di guerre, come quella in cui combatte François de Cortemart, nobile possidente che lascia la sua famiglia per fare il suo dovere di aristocratico, combattere il nemico in quella che sarà una delle guerre più devastanti della storia dell’umanità.

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C’è tutto il peggio di un periodo storico tormentato e buio, in questo film; concetti arcaici come l’onore ad ogni costo portato all’eccesso, la violenza come forma di supremazia, l’idea arcaica della famiglia in cui il capo assoluto, il capo famiglia, ha diritto di vita e di morte sui figli e sulla moglie.
Il medioevo naturalmente è stato anche molto altro; un’epoca di grandissime contraddizioni in cui santità e malvagità hanno avuto le massime espressioni nel senso più totalizzante dei termini.
Ma Tavernier decide di raccontare la sua parte oscura, quella in cui la sopraffazione e l’istinto cieco, la brutalità e l’orgoglio, la lussuria e il prepotente senso di egemonia del maschio dominante raggiugono il parossismo.
Così alla figura tragicamente forte e barbara di Francois fa da contraltare quella nobile e pura di Beatrice, che alla fine si vedrà privata anche di quella sua purezza da un padre snaturato ma anche figlio dei suoi tempi e prodotto di una società assolutamente arcaica.

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Il regista di Lione crea un film tecnicamente perfetto, impreziosito da una ricostruzione storica maniacale, in cui nulla è inventato o lasciato al caso; Quarto comandamento diviene così un’opera preziosa visivamente, anche aldilà della sua freddezza, glacialità di fondo.
Non siamo più di fronte ai cavalieri senza macchia e senza paura, alle nobildonne agghindate che ricamano e sospirano ai versi dei menestrelli; non ci sono balli di corte e vestiti sontuosi ma c’è solo la tragica presenza della guerra, della violenza e della morte.
Francois è il peggio della nobiltà, un contrasto stridente in termini; nobile è un uomo che ha sentimenti puri e alti, una specie di cavaliere della tavola rotonda che cerca il Graal per purificarsi e innalzarsi davanti a Dio.

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Lui è un uomo che la guerra ha mutato, esaltandone il peggio e trasformandolo in un essere lascivo, violento e crudele.
Se è vero che è prigioniero del suo passato, fatto di sangue, è anche vero che non fa nulla per migliorare ed innalzarsi.
Non trova di meglio che portare la guerra nelle mura domestiche, umiliando la donna che lo ha atteso con ansia, che è sua figlia tra l’altro.
Beatrice così diventa un personaggio tragico, emblema di tante donne che in quel particolare periodo storico vissero situazioni del tutto simili.
Tavernier quindi dipinge un assieme molto lugubre e buio, rispettando però al massimo l’iconografia del quotidiano medioevale, quel quotidiano troppo spesso dimenticato dal cinema.
Nel cast, su tutti, si eleva la bellissima e dolce Julie Delpy, straordinariamente a suo agio in un ruolo molto difficile come quello di Beatrice; il suo volto da adolescente pura si presta magnificamente all’interpretazione del personaggio che alla fine riesce credibile in tutte le situazioni e in tutti i dialoghi.

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Molto bene anche Bernard-Pierre Donnadieu nel ruolo del violento e incestuoso François de Cortemart mentre più sacrificato è Nils Tavernier nel ruolo di Arnaud de Cortemart.
Un film sulla guerra e sulla follia, sopratutto su quest’ultima, che può anche essere indotta da situazioni particolari, come la vicenda adolescenziale di Francois; il trauma della morte violenta della madre, causata da un assurdo codice d’onore mina alle fondamenta la pische di un ragazzo che si trova a vivere in una società dove il concetto d’onore vale molto più di una vita umana.

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Crescendo in un ambiente così, le scelte che si fanno non possono essere che conseguenze dirette dell’educazione ricevuta.
Tavernier racconta tutto questo con un linguaggio lineare e freddo, privilegiando la parte oscura di un periodo storico tra i meno conosciuti e più complessi dell’umanità. La sua riduzione del romanzo omonimo di Michel Peyremaure appare piena di fascino e atmosfera e che rendono il film un’opera da gustare appieno.

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Quarto comandamento
Un film di Bertrand Tavernier. Con Julie Delpy, Bernard-Pierre Donnadieu, Monique Chaumette Titolo originale La passion Béatrice. Drammatico, durata 131 min. – Francia 1987

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Bernard-Pierre Donnadieu : François de Cortemart
Julie Delpy : Béatrice de Cortemart
Nils Tavernier : Arnaud de Cortemart
Monique Chaumette : La madre di François
Robert Dhéry : Raoul
Michèle Gleizer : Hélène
Maxime Leroux : Richard
Jean-Claude Adelin : Bertrand Lemartin
Jean-Louis Grinfeld : Maestro Blanche
Isabelle Nanty : La nutrice
Jean-Luc Rivals : Jehan
Roseline Villaume : Marie

Regia: Bertrand Tavernier
Produzione: Adolphe Viezzi
Muscihe:Ron Carter
Sceneggiatura:Bruno de Keyzer
Editing : Armand Psenny
Costumi:Jacqueline Moreau

febbraio 14, 2012 - Posted by | Drammatico | , ,

2 commenti »

  1. L’apprezzabile recensione vede tuttavia il ripetersi di una svista: il piccolo François vendica l’onore del padre uccidendo l’amante della madre, e non dunque la madre stessa, la quale infatti resta in vita, mantenendo una presenza costante fino all’epilogo della storia.

    Commento di Andrea | marzo 17, 2013 | Rispondi

    • Grazie per la segnalazione, a volte la fretta è davvero cattiva consigliera.Ciao 🙂

      Commento di paultemplar | marzo 17, 2013 | Rispondi


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