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La vita di Leonardo da Vinci (Sceneggiato Tv)


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Il 24 ottobre 1971 la Rai manda in onda la prima puntata delle 5 previste dello sceneggiato La vita di Leonardo da Vinci per la regia di Renato Castellani.

E’ un’opera ambiziosa,5 ore di quello che può essere considerato più un film che uno sceneggiato,che ha richiesto quasi 6 mesi di lavorazione e l’impiego di oltre un centinaio di attori e 500 comparse e che è stato girato in diverse città italiane,quelle che il sommo scienziato,pittore,scultore,inventore,naturalista toscano toccò nel corso della sua vita,Roma,Firenze,Milano e Venezia solo per citarne alcune.

Un’opera che si discosta molto dalle produzioni televisive girate fino ad allora;Castellani,consapevole delle molte zone d’ombra della vita di Leonardo, sceglie di utilizzare l’attore Giulio Bosetti come voce guida e figura che interagisce con il reale,creando una curiosa commistione di epoche,con i figuranti in abiti rinascimentali e Bosetti che si muove indifferentemente tra loro vestito in modo inappuntabile,con tanto di completo grigio e cravatta.

Un’opera rigorosa,come nello stile delle produzioni dell’epoca;Leonardo è visto come probabilmente era nella realtà,le note biografiche salienti sono quelle conosciute e quando non si è certi delle fonti,ecco l’uso di “probabilmente”,”forse” ecc. che conferiscono una patina di austera professionalità ad un’opera davvero affascinante,molto lunga ma anche esaustiva di quelle che erano le cognizioni fino al 1970 sulla vita del genio vinciano.Spazio anche al Vasari,il più importante biografo di Leonardo,visto anche con i molti dubbi che ancor oggi lascia la sua testimonianza in “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori”,pubblicato nel 1550 e successivamente in una parte ampliata (e probabilmente meno attendibile) nel 1568.

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Lo sceneggiato si apre non con la nascita,bensi con le ultime ore di Leonardo.Siamo ad Amboise,è il 2 maggio 1519,il genio di Vinci ha 67 anni e da qualche tempo è ospite del suo più grande estimatore,il re Francesco I,che lo alloggia nel castello di Clos-Lucé e che gli concede una ricca rendita.Leonardo è ha letto;è vecchio e stanco,ha avuto probabilmente una trombosi che gli ha tolto parzialmente l’uso della mano destra,che per fortuna non è la sua abituale.Sta per ricevere la visita del re in persona,preoccupato per le sue condizioni di salute (Francesco I alla sua morte scoppiò in un pianto disperato)

Tenta di sollevarsi dal letto,ma Francesco I lo esorta a non sforzarsi;”Come state,mon ami?”chiede il re a Leonardo.“Pensavo a quante cose non fatte,studiate incominciate….”

“Quante cose che avete fatto,invece”…risponde il re

In questo dialogo iniziale c’è probabilmente il sunto della vita di quello straordinario genio che fu Leonardo di Messer Pietro,forse il genio più grande che sia venuto alla luce su questo pianeta,tenendo conto anche del periodo in cui è vissuto,della quantità dei suoi interessi,delle straordinarie innovazioni portate al mondo dell’arte militare e dell’ingegneria,dello studio dell’anatomia e della natura,del volo umano e dell’idraulica,senza contare le sue straordinarie,inimitabili opere pittoriche,alcune fra le più importanti di tutti i tempi pur nella loro relativa bassa quantità.Nelle sue parole c’è la constatazione di una vita errabonda e onnivora,divorata da un’insaziabile ricerca della conoscenza e contemporaneamente della ricerca della perfezione,che come dirà un frate nel corso dello sceneggiato,”non è di questa terra”

Ma a Leonardo tutto questo non interessava.Era un uomo affascinante,dice Giulio Bosetti,citando Vasari:

“Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta, strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtù, in una maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl’altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana.Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua azzione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’animo e ‘l valore, sempre regio e magnanimo.“

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Poi si passa alle origini di Leonardo, a quella controversa nascita frutto dell’unione fra il ricco notaio Pietro e Caterina,una popolana;una nascita illegittima,però per fortuna annotata dal nonno in un libro notarile che ci permette di sapere con precisione la data della sua nascita.Importante perchè nello sceneggiato,come vedremo,tutto ciò che riguarda la vita di Leonardo appare avvolto dal mistero.Nonostante la fama ricordata dal Vasari,non sono poi tantissime le notizie certe sulla sua vita e lo stesso eonardo non era certo prodigo di informazioni.La vita di Leonardo è subito segnata dalla pittura;lo vediamo nella sua stanza intento a dipingere,giovanissimo.

Suo padre vendette una rotella di legno dipinta da Leonardo per 100 ducati;segno dell’abilità del genio vinciano e dell’indiscutibile avidità di Ser Piero.La prima parte dello sceneggiato è incentrata sui primi interessi per la natura,sul suo rapporto con la madre Caterina,a cui era stato portato via per farlo vivere secondo il rango del padre che,per inciso,ebbe 4 mogli e 12 figli con i quali Leonardo avrà un rapporto quanto meno problematico fino all’arrivo nella bottega di Andrea del Verrocchio, dove venne accolto benissimo,come ricorda Vasari:

“preso un giorno alcuni de’ suoi disegni gli portò ad Andrea del Verrochio, ch’era molto amico suo, e lo pregò strettamente che gli dovesse dire se Lionardo, attendendo al disegno, farebbe alcun profitto. Stupì Andrea nel veder il grandissimo principio di Lionardo, e confortò ser Piero che lo facesse attendere, onde egli ordinò con Lionardo ch’e’ dovesse andare a bottega di Andrea; il che Lionardo fece volentieri oltre a modo. E non solo esercitò una professione, ma tutte quelle ove il disegno si interveniva. Et avendo uno intelletto tanto divino e maraviglioso che, essendo bonissimo geometra, non solo operò nella scultura, facendo, nella sua giovanezza, di terra alcune teste di femine che ridono, che vanno, formate per l’arte di gesso, e parimente teste di putti, che parevano usciti di mano d’un maestro, ma nell’architettura ancora fè molti disegni così di piante come d’altri edifizii e fu il primo ancora che, giovanetto, discoresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Fiorenza.”

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Lo sceneggiato ricorda la presenza nella bottega di alcuni illustri colleghi di Leonardo:Botticelli,il Perugino,il Ghirlandaio,un giovanissimo Lorenzo di Credi con i quali divide gli anni della sua formazione,fino al giorno in cui il Verrocchio gli affida un incarico importante,dipingere cioè un angelo nel quadro Il battesimo di Gesù,che Leonardo dipinse talmente bene da far capire al Verrocchio (come ricordato dal Vasari) che l’allievo aveva superato il maestro:

“Acconciossi dunque, come è detto, per via di ser Piero, nella sua fanciullezza a l’arte con Andrea del Verrocchio, il quale, faccendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti, e benchè fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d’Andrea stava l’Angelo di Lionardo. Il che fu cagione ch’Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui.”

Un’esagerazione,probabilmente,come fa notare Bosetti ma che testimonia l’eccelso livello in campo pittorico raggiunto da Leonardo.E’ certo comunque che Leonardo rimane con Verrocchio fino a vent’anni,collaborando con il maestro ad alcune opere quantomeno nei dettagli come nell’ Arcangelo Raffaele e Tobiolo (Londra, National Gallery),mentre si dedica all’osservazione del corpo umano, che diverrà una delle cose per le quali mostrò sempre grande interesse.

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Lo vediamo infatti assistere il 28 dicembre 1479 all’impiccagione di Bernardo di Baroncelli, uno degli assassini di Giuliano de Medici durante la congiura dei Pazzi mentre assiste impassibile con Lorenzo di Credi all’esecuzione,restando a prendere appunti sul corpo penzolante dell’impiccato,in seguito lo vediamo protagonista dello spiacevole,controverso episodio dell’accusa di sodomia,con ogni probabilità falsa e che vide Leonardo salvarsi solo per la presenza tra gli accusati di un Tornabuoni,famiglia imparentata con i Medici.

Vediamo Leonardo impegnato in alcune delle sue opere più belle,come le due annunciazioni (Firenze e Louvre),il Ritratto di Ginevra de’ Benci,mentre stende il Codice Atlantico (Milano, Biblioteca Ambrosiana). Il nome deriva dalla forma di “atlante” di questa miscellanea: oltre 1700 tra carte e frammenti, con testi e disegni databili fino al 1518, in massima parte autografi di Leonardo. Si tratta di osservazioni a carattere tecnologico-scientifico, ma non mancano gli appunti relativi anche a geografia e matematica, invenzioni letterarie, note di pittura e progetti architettonici, aneddoti e promemoria.

Lo sceneggiato continua ad analizzare la vita di Leonardo,mostrandocelo sempre tormentato dal suo inestinguibile desiderio di conoscenza fino alla decisione maturata probabilmente con il tempo di lasciare Firenze e affrontare nuove sfide,come quella di approdare alla corte di Ludovico il Moro a Milano, al quale scrive (non di suo pugno) una lettera diventata famosissima,una sorta di curricula del 500.

A Milano lo troviamo quasi inoperoso;dipinge la prima versione della Vergine delle rocce (Louvre),lo splendido ritratto dell’amante del duca,Cecilia Gallerani,ma intento ad approfondire gli studi di anatomia e di ingegneria,testimoniati dall’enorme mole di scritti e di disegni.

Occorre aprire una parentesi storica,che nello sceneggiato non viene approfondita;Leonardo scrisse appunti,fece disegni e codici in maniera addirittura grafomaniaca.Ma alla sua morte il suo erede principale,il Melzi, e sopratutto il figlio di questi,dispersero la collezione degli appunti del maestro con la conseguenza che molti andarono perduti.Si stima che Leonardo abbia prodotto un volume di scritti superiore di cinque volte a quelli in nostro possesso oggi!Tornando allo sceneggiato,vediamo Leonardo impegnato a tempo pieno per il Moro;organizzatore di feste,musicista quando anche enigmista,poeta,insomma un’attività frenetica al servizio del volubile duca di Milano,che gli affiderà la costruzione di una statua celebrativa.Leonardo lavora al cavallo,studia (ne sono testimoni gli schizzi che ha lasciato) e realizza un gigantesco calco in gesso.Ma la guerra con la Francia porta i francesi a Milano e poiché il bronzo serve per i cannoni e non per le sculture,il progetto non viene realizzato.Anzi,il calco in gesso verrà miserabilmente distrutto dalle soldataglie francesi.

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A Milano Leonardo adotta Giacomo Caprotti detto il Salai,nome di un diavolo;a ben vedere il giovanetto un diavolo lo è,perchè come annota Leonardo,è un ladro impunito oltre che un bugiardo.Con lui adesso c’è la misteriosa Caterina,forse sua madre,anche se Leonardo non scriverà mai mia madre e davanti a tutti la chiamerà sempre e solo Caterina.

Grazie ai buoni uffici del Moro,Leonardo ha l’incarico di dipingere un’Ultima cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie;con lo sceneggiato seguiamo la costruzione di quell’opera mirabile che però Leonardo,poco propenso a dipingere sull’intonaco fresco,condizione fondamentale per gli affreschi,creerà ma con esiti davvero eccelsi dal punto di vista qualitativo quanto rovinosi da quello costruttivo.

L’opera come sappiamo si deteriorerà molto velocemente e già ai tempi di Vasari era in condizioni precarie.Ancora una parentesi,questa volta riservata ai giorni nostri.

Nel Codice Da Vinci,successo letterario/planetario di Dan Brown,il dipinto o affresco che dir si voglia nasconderebbe una serie di informazioni relative ad un presunto matrimonio fra Gesu e la Maddalena che sarebbe raffigurata nell’affresco nelle vesti del discepolo prediletto,Giovanni.Ora,se è vero che il volto di san Giovanni ha effettivamente fattezze femminili, non va dimenticato che Leonardo usava spesso l’androginità come caratteristica dei suoi dipinti (si guardi il San Giovanni Battista o gli angeli da lui dipinti).Immaginate per esempio un Leonardo che inserisce la figura della Maddalenaanche se sotto mentite spoglie,in un dipinto religioso proprio all’interno di una chiesa…

Tornando allo sceneggiato,dopo Milano e la conseguente partenza,Leonardo si reca alla corte di Isabella d’Este,da qui a Venezia e infine a Firenze,dove lavora alla Battaglia di Anghiari,il celebre affresco che purtroppo andò perduto.

Val la pena leggere cosa scrisse a proposito il Vasari,cosa appena accennata per motivi di tempo nello sceneggiato:

Per la eccellenzia dunque delle opere di questo divinissimo artefice, era tanto cresciuta la fama sua, che tutte le persone che si dilettavano de l’arte, anzi la stessa città intera disiderava ch’egli le lasciasse qualche memoria; e ragionavasi per tutto di fargli fare qualche opera notabile e grande, donde il pubblico fusse ornato et onorato di tanto ingegno, grazia e giudizio, quanto nelle cose di Lionardo si conosceva. E tra il gonfalonieri et i cittadini grandi si praticò che essendosi fatta di nuovo la gran sala del consiglio, l’architettura della quale fu ordinata col giudizio e consiglio suo, di Giuliano S. Gallo e di Simone Pollaiuoli detto Cronaca e di Michelagnolo Buonarroti e Baccio diAgnolo (come a’ suoi luoghi più distintamente si raggionerà). La quale finita, con grande prestezza fu per decreto publico ordinato, che a Lionardo fussi dato a dipignere qualche opera bella; e così da Piero Soderini, gonfaloniere allora di giustizia, gli fu allogata la detta sala. Per il che volendola condurre Lionardo, cominciò un cartone alla sala del papa, luogo in S. Maria Novella, dentrovi la storia di Niccolò Piccinino, capitano del duca Filippo di Milano, nel quale disegnò un groppo di cavalli che combattevano una bandiera, cosa che eccellentissima e di gran magisterio fu tenuta per le mirabilissime considerazioni che egli ebbe nel far quella fuga. Perciò che in essa non si conosce meno la rabbia, lo sdegno e la vendetta negli uomini che ne’ cavalli; tra quali due intrecciatisi con le gambe dinanzi non fanno men guerra coi denti, che si faccia chi gli cavalca nel combattere detta bandiera, dove apiccato le mani un soldato, con la forza delle spalle, mentre mette il cavallo in fuga, rivolto egli con la persona, aggrappato l’aste dello stendardo, per sgusciarlo per forza delle mani di quattro, che due lo difendono con una mano per uno, e l’altra in aria con le spade tentano di tagliar l’aste; mentre che un soldato vecchio con un berretton rosso, gridando, tiene una mano nell’asta e con l’altra inalberato una storta, mena con stizza un colpo, per tagliar tutte a due le mani a coloro, che con forza digrignando i denti, tentano con fierissima attitudine di difendere la loro bandiera; oltra che in terra fra le gambe de’ cavagli v’è due figure in iscorto, che combattendo insieme, mentre uno in terra ha sopra uno soldato, che alzato il braccio quanto può, con quella forza maggiore gli mette alla gola il pugnale, per finirgli la vita: e quello altro con le gambe e con le braccia sbattuto, fa ciò che egli può per non volere la morte. Nè si può esprimere il disegno che Lionardo fece negli abiti de’ soldati, variatamente variati da lui; simile i cimieri e gli altri ornamenti, senza la maestria incredibile che egli mostrò nelle forme e lineamenti de’ cavagli: i quali Lionardo meglio ch’altro maestro fece, di bravura, di muscoli e di garbata bellezza. Dicesi che per disegnare il detto cartone fece uno edifizio artificiosissimo che, stringendolo, s’alzava, et allargandolo, s’abbassava. Et imaginandosi di volere a olio colorire in muro, fece una composizione d’una mistura sì grossa, per lo incollato del muro, che continuando a dipignere in detta sala, cominciò a colare, di maniera che in breve tempo abbandonò quella, vedendola guastare. Aveva Lionardo grandissimo animo et in ogni sua azzione era generosissimo. Dicesi che andando al banco per la provisione, ch’ogni mese da Piero Soderini soleva pigliare, il cassiere gli volse dare certi cartocci di quattrini; et egli non li volse pigliare, rispondendogli: “Io non sono dipintore da quattrini”. Essendo incolpato d’aver giuntato da Piero Soderini fu mormorato contra di lui; per che Lionardo fece tanto con gli amici suoi, che ragunò i danari e portolli per ristituire, ma Piero non li volle accettare.”

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Lo sceneggiato prosegue mostrandoci i difficili rapporti con Michelangelo,di molto più giovane di lui,molto più irruente fino al tempo dedicato dal genio vinciano allo studio del volo umano,mentre contemporaneamente si dedica ad opere fondamentali come La gioconda ,che,come ricorda il Vasari

Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò; nella qual testa chi voleva veder quanto l’arte potesse imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perchè quivi erano contrafatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipignere.Avvenga che gli occhi avevano que’ lustri e quelle acquitrine, che di continuo si veggono nel vivo; et intorno a essi erano tutti que’ rossigni lividi et i peli, che non senza grandissima sottigliezza si possono fare. Le ciglia per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti e dove più radi, e girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali. Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo. La bocca, con quella sua sfenditura con le sue fini unite dal rosso della bocca con l’incarnazione del viso, che non colori, ma carne pareva veramente. Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardava, vedeva battere i polsi: e nel vero si può dire che questa fussi dipinta d’una maniera da far tremare e temere ogni gagliardo artefice e sia qual si vuole. Usovvi ancora questa arte, che essendo Monna Lisa bellissima, teneva mentre che la ritraeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che la facessino stare allegra, per levar via quel malinconico, che suol dar spesso la pittura a’ ritratti che si fanno. Et in questo di Lionardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti.”

Molto bella è la sequenza che mostra un giovanissimo e commosso Raffaello Sanzio da Urbino conoscere Leonardo, suo idolo e guardare stupefatto La Gioconda…

La parte finale dello sceneggiato ci mostra un Leonardo ormai avanti negli anni,fra amarezze e delusioni,ma sempre con quello spirito di osservazione,quella voglia di conoscere insaziabile che lo spinse per tutta la vita fino alla vita quieta nel castello di Amboise e alla morte tranquilla tra le persone che amava.Uno sceneggiato molto bello ad onta delle tre ore di proiezione,che si gustano fino all’ultima scena.

Merito di Giulio Bosetti,elegante e misurato,che in pratica conduce lo spettatore attraverso le varie fasi di Leonardo alla conoscenza di un uomo geniale,tormentato,divorato dal desiderio di conoscenza,inquieto,sempre teso quasi ossessivamente alla ricerca di una perfezione impossibile da ottenere,testimoniata dalle sue opere per larga parte incomplete.Bravo anche Leroy,che presta il suo volto sempre sormontato da un sorriso enigmatico alla Monna Lisa con una smorfia tra l’ironico e il malinconico.degno interprete dell’uomo che «[La Natura] non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro.Era di bella persona, proportionata, gratiata et bello aspetto. portava uno pitocco rosato corto sino al ginocchio, che allora s’usavano i vestiri lunghi, haveva sino al mezo in petto una bella capellaia et anellata et ben composta».(Anomimo Gaddiano)

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Ottima la regia e sopratutto belle le scenografie,curate con molta bravura dalla produzione.Splendide le ricostruzioni dei lavori del sommo Maestro,per quello che è di gran lunga lo sceneggiato/film più esaustivo mai realizzato su Leonardo.

Un’opera imperdibile,visibile su Youtube agli indirizzi https://www.youtube.com/watch?v=gk1XeiyhXXI e https://www.youtube.com/watch?v=b-jpRG4YMWU. Anche se il nome del video è in spagnolo lo sceneggiato è rigorosamente in italiano e in buona qualità.

La vita di Leonardo da Vinci

Regia di Renato Castellani,con Philippe Leroy,Ottavia Piccolo,Gauco Onorato,Giampiero Albertini,Bruno Cirino Sceneggiato Tv 1971,Durata 300 minuti,Italia Spagna

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Leonardo da Vinci banner personaggi

Philippe Leroy: Leonardo da Vinci

Marta Fischer: Isabella d’Aragona

Renzo Rossi: Sandro Botticelli

Giampiero Albertini: Ludovico il Moro

Ann Odessa: Catherine

Glauco Onorato: Ser Piero da Vinci

Filippo Scelzo: Nonno Antonio

Carlos de Carvalho: Zio Francesco

Mario Molli: Andrea Verrocchio

Riad Gholmie: Francesco I di Francia

Bruno Cirino: Michelangelo

James Werner: Lorenzo di Credi

Maria Marchi: Mathurine

Alberto Fiorini: Leonardo a 13 anni

Sara Franchetti: Cecilia Gallerani

Marco Mazzoni: Leonardo a 5 anni

Ottavia Piccolo: Beatrice d’Este

Wanda Vismara: Margherita

Christian de Tillière: Luigi XII

Renato Cestiè: Leonardo a 6 anni

Maria Tedeschi: Lucia, nonna di Leonardo

Bianca Toccafondi: Isabella d’Este

Marco Bonetti: Marco D’Oggiono

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Regia Renato Castellani

Soggetto Renato Castellani

Sceneggiatura Renato Castellani

Fotografia Toni Secchi

Montaggio Jolanda Benvenuti

Musiche Roman Vlad

Produttore RAI, ORTF, TVE, Istituto Luce

Casa di produzione Radiotelevisione Italiana, Televisión Española

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Leonardo da Vinci banner citazioni

L’uomo che con continui desideri sempre con festa aspetta la nuova primavera e sempre la nuova Astarte, sempre nuovi mesi e nuovi anni, parendogli che le desiderate cose venendo siano troppo tarde, ei non s’avvede che desidera la soddisfazione.

“Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.”

“È vero che l’uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità supera la loro. Viviamo grazie alla morte di altri. Già in giovane età ho rinnegato l’abitudine di cibarmi di carne, e ritengo che verrà un tempo nel quale gli uomini conosceranno l’anima degli animali e in cui l’uccisione di un animale sarà considerata con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo.”

“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.”

“La sapienza è figliola della sperienza.”

“Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.”

“Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.”

“La sperienzia, interprete in fra l’artifiziosa natura e la umana spezie, ne ‘nsegna ciò che essa natura in fra’ mortali adopra da necessità constretta, non altrimenti oprar si possa che la ragione, suo timone, oprare li ‘nsegni.”

“Tra la pittura e la scultura non trovo altra differenza, senonché lo scultore conduce le sue opere con maggior fatica di corpo che il pittore, ed il pittore conduce le opere sue con maggior fatica di mente.”

“Alla mia età, ho incontrato tanta gente, ho sofferto e gioito, ma soprattutto ho imparato ad amare l’Amore, e a rifiutare l’odio. L’Amore dona a noi stessi l’eterna gioventù, e ogni domani è importante per incontrare nuova gente e vivere nuove storie importanti.”

“La natura pare qui in molti o di molti animali stata più presto crudele matrigna che madre, e d’alcuni non matrigna, ma piatosa madre.”

“La meccanica è il paradiso della matematica perché qui se ne possono cogliere i frutti. Non c’è certezza nella scienza se la matematica non può esservi applicata, o se non vi è comunque in relazione.”

“L’omo ha desiderio d’intendere se la femmina è cedibile alla dimandata lussuria, e intendendo di sì e come ell’ha desiderio dell’omo, elli la richiede e mette in opera il suo desiderio, e intender nol può se non confessa, e confessando fotte.”

“Tristo è quel maestro del quale l’opera avanza il giudizio suo. E quello si drizza alla perfezione dell’arte, del quale l’opera è superata dal giudizio.”

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Anonimo Gaddiano, 1542

Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira […] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri ghiribizzi, né mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l’ingegno fabricava cose nuove.»

Lettera di Leonardo al Moro

Avendo, Signor mio Illustrissimo, visto et considerato oramai ad sufficienzia le prove di tutti quelli che si reputono maestri et compositori de instrumenti bellici, et che le invenzione e operazione di dicti instrumenti non sono niente alieni dal comune uso, mi exforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender da V. Excellentia, aprendo a quella li secreti mei, et appresso offerendoli ad omni suo piacimento in tempi opportuni, operare cum effecto circa tutte quelle cose che sub brevità in parte saranno qui di sotto notate:

Ho modi de ponti leggerissimi et forti, et atti ad portare facilissimamente, et cum quelli seguire, et alcuna volta fuggire li inimici, et altri securi et inoffensibili da foco et battaglia, facili et commodi da levare et ponere. Et modi de arder et disfare quelli de l’inimico.

So in la obsidione de una terra toglier via l’acqua de’ fossi, et fare infiniti ponti, gatti et scale et altri instrumenti pertinenti ad dicta expedizione.

Item, se per altezza de argine, o per fortezza di loco et di sito, non si potesse in la obsidione de una terra usare l’officio de le bombarde, ho modi di ruinare omni rocca o altra fortezza, se già non fusse fondata in su el saxo.

Ho ancora modi de bombarde commodissime et facile ad portare, et cum quelle buttare minuti (saxi a similitudine) di tempesta; et cum el fumo di quella dando grande spavento all’inimico, cum grave suo danno et confusione.

Et quando accadesse essere in mare, ho modi de molti instrumenti actissimi da offender et defender, et navili che faranno resistenzia al trarre de omni g[r]ossissima bombarda et polver & fumi.

Item, ho modi, per cave et vie secrete et distorte, facte senza alcuno strepito, per venire (ad uno certo) et disegnato[loco], ancora che bisognasse passare sotto fossi o alcuno fiume.

Item, farò carri coperti, securi et inoffensibili, e quali intrando intra li inimica cum sue artiglierie, non è sì gran de multitudine di gente d’arme che non rompessino. Et dietro a questi poteranno seg[ui]re fanterie assai, illesi e senza alcuno impedimento.

Item, occurrendo di bisogno, farò bombarde, mortari et passavolanti di bellissime et utile forme, fora del comune uso.

Dove mancassi la operazione de le bombarde, componerò briccole, mangani, trabucchi et altri instrumenti di mirabile efficacia, et fora del usato; et insomma, secondo la varietà de’ casi, componerò varie et infinite cose da offender et di[fendere].

In tempo di pace credo satisfare benissimo ad paragone de omni altro in architectura, in composizione di edificii et pubblici et privati, et in conducer acqua da uno loco ad uno altro. Item, conducerò in sculptura di marmore, di bronzo et di terra, similiter in pictura, ciò che si possa fare ad paragone de onni altro, et sia chi vole. Ancora si poterà dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale et eterno onore de la felice memoria del Signor vostro patre et de la inclita casa Sforzesca. Et se alcuna de le sopra dicte cose a alcuno paressino impossibile e infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in qual loco piacerà a Vostr’Excellenzia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando.

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Leonardo 1 La gioconda

La Gioconda,Ritratto di Monna Lisa

Leonardo 2 La dama con l'ermellino

La Dama con l’ermellino

Leonardo 3 san Giovanni Battista

San Giovanni Battista

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La Vergine delle rocce,Versione Londra

Leonardo 4 La vergine delle rocce Parigi

La Vergine delle rocce,versione Parigi

Leonardo 5 L'annunciazione Firenze

L’annunciazione

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Salvator Mundi (opera attribuita recentemente a Leonardo)

Leonardo 7 La bella principessa

La bella principessa (opera attribuita recentemente a Leonardo)

Leonardo 8 La vergine Sant'Anna e il bambino

La vergine Sant’Anna e il bambino

Leonardo 9 Monna Litta

Monna Litta

Leonardo 10 L'adorazione dei Magi

L’adorazione dei Magi

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Ritratto di Ginevra Benci

Leonardo 12 Ritratto di un musico

Ritratto di un musico

Leonardo 13 san gerolamo penitente

San Gerolamo penitente

Leonardo 14 Leda e il cigno

Leda e il cigno,copia (originale perduto)

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Madonna con bambino,Madonna Benois

Leonardo 15 Madonna dei fusi

Madonna dei fusi

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Il Cenacolo

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L’angelo dipinto da Leonardo ( a sinistra) nel Battesimo di Cristo del Verrocchio

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Cartone di Londra

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ottobre 11, 2015 - Posted by | Serie tv |

3 commenti »

  1. Grazie mia dolcissima amica.In effetti Leonardo stupiva anche i suoi contemporanei,che gli riconoscevano straordinarie capacità sopratutto nel campo della pittura.Chissà cosa avrebbe fatto se soltanto fosse stato meno maniaco della perfezione e se non avesse voluto sperimentare sempre e ad ogni costo.Penso alla Battaglia di Anghiari per esempio.Ciao e grazie dei tuoi sempre graditissimi complimenti 🙂

    Commento di Paul Templar | ottobre 12, 2015 | Rispondi

  2. Bellissimo sceneggiato.
    Sono un grande fan del Genio vinciano, se non sbaglio in questo periodo lo stanno rimandando su Rai Storia se non ho visto male

    Commento di loscalzo1979 | ottobre 12, 2015 | Rispondi

    • Infatti.Domenica hanno trasmesso la prima puntata nel pomeriggio.:)

      Commento di Paul Templar | ottobre 13, 2015 | Rispondi


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