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Giallo a Venezia


Sulla riva di una darsena della Giudecca, a Venezia, ci sono due corpi privi di vita adagiati su un prato: sono quelli di una giovane coppia di sposi, Flavia e Fabio.
Lui è morto a causa di alcune ferite prodotte da un’arma non identificata dall’ispettore che viene chiamato sul posto (si scoprirà in seguito che sono delle forbici), lei è morta annegata.

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Leonora Fani (Flavia) e Gianni Dei (Fabio)

A seguire le indagini è chiamato l’ispettore De Paul (o De Pol, questo non è dato a sapersi), un bizzarro tutore dell’ordine con un sorrisino ebete stampato in faccia e con la pessima abitudine di mangiare uova sode ad ogni istante.
Le indagini condotte dal fantomatico ispettore porteranno lo stesso a incrociare le strade di Marzia, di una squillo  e quella del disegnatore Bruno, che risulteranno implicati in qualche modo nella vicenda e che faranno una brutta fine.
Si scopre così che l’architetto Fabio era un uomo vizioso oltre ogni limite, affetto però da eiaculazione precoce che costringeva la moglie a rapporti sessuali di ogni tipo con inclusi rapporti occasionali con sconosciuti.

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Identificato il presunto assassino, ovvero un giovane segretamente innamorato di Marzia, De Paul ( o De Pol che nel frattempo ha divorato altre uova sode) ha un lampo di genio, ovvero interrogare l’unico che poteva assistere all’omicidio della coppia di coniugi.
E si, perchè è ovvio che i tre delitti compiuti dal giovane appaiono slegati dall’omicidio misterioso dei due coniugi.
Il lampo di genio di De Paul (o De Pol) si rivela vincente: in realtà è stata Flavia a uccidere il marito con un paio di forbici, dopo essere stata violentata (in pieno giorno, naturalmente) da alcuni muratori presumibilmente ubriachi di primo mattino e poi a scegliere il suicidio mediante annegamento, nonostante il tentativo in extremis di Bruno, anche lui innamorato della ragazza.
Sipario.

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Giallo a Venezia esce sugli schermi italiani nel 1979 per la regia di Mario Landi in passato ottimo regista televisivo di produzioni ormai storiche come quelle sulle gesta del commissario Maigret, del tenente Sheridan e delle prime fiction Canne al vento e Cime tempestose.
Sciaguratamente, Landi percorre le strade del thriller con esiti assolutamente nefasti per lo spettatore per tutta una serie di motivi.
In primis per colpa di una sceneggiatura demenziale, che fatica a stare in piedi credibilmente per l’improbabile intreccio della vicenda che vede un omicidio suicidio e tre omicidi assolutamente slegati fra loro e senza un vero , poi per la scelta assolutamente ridicola del cast nel quale spiccano in totale senso negativo i due protagonisti ovvero l’ispettore De Paul e l’architetto Fabio rispettivamente interpretati da Jeff Blynn all’epoca piccola star dei fotoromanzi Lancio e da Gianni Dei.

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Jeff Blynn, l’ispettore De Paul, alle prese con l’immancabile uovo sodo

Quest’ultimo, che nel corso della sua carriera interpreterà autentiche perle cinematografiche dai titoli emblematici come La cameriera nera, Una vergine in famiglia,  Peccati a Venezia e il terribile Patrick vive ancora, del recidivo Landi, fa a gara con Blynn per contendersi la palma di peggior interprete del film.
Inespressivo, molle e a tratti commovente nella sua staticità, Gianni Dei esce vincitore dal confronto solo perchè si spupazza in più occasioni Leonora Fani, che nel film è sua moglie.
La Fani si ritrova nell’ingrato compito di dover rallegrare  lo spettatore e grazie a Landi si produce in una performance erotica pressochè indimenticabile: nel film, dopo un amplesso insoddisfacente con il marito, si consola con un atto di autoerotismo seguito nei dettagli dal regista.

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Mariangela Giordano è Marzia

Una delle perle del film è la scena in cui Fabio, a tavola con la moglie, inserisce un grissino in una cozza spalancata, in una volgare simulazione ed allegoria del rapporto sessuale.
Ecco, siamo al punto saliente: Landi, alle prese con una sceneggiatura degna del parto di un cervello di una gallina affetta da meningite punta sull’erotismo di bassa lega e su due sequenze slasher molto forti.
La prima vede protagonista la prostituta assassinata con delle coltellate nelle parti intime, la seconda la povera Mariangela Giordano a cui viene segata una gamba da viva.
Come se non bastasse la donna verrà poi surgelata nel frigo dove verrà ritrovata dalla sua cameriera.
Sono scene abbastanza forti e gli amanti del gore si consoleranno almeno con questo.

Sequenza gore

 

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L’assassino amputa la gamba a Marzia, sucecssivamente la rinchiude con l’arto in bella vista nel frigo

Un film assolutamente indecoroso, quindi, che a tratti sembra essere una presa per le natiche dello spettatore, costretto a sorbirsi la recitazione infantile di Blynn a cui deve essere salito il colesterolo di 100 punti, vista la quantità spaventosa di uova trangugiate e a sorbirsi una trama demente.
Il film in pratica dura 5 minuti, quelli iniziali per intenderci; ci sono due corpi morti, nessuno parla e a fare da sottofondo c’è la bella musica di Berto Pisano.
Poi arriva un poliziotto con espressione da ritardato mentale, poi Blynn e scende la notte fonda.
Per rendersi conto dell’assoluta schifezza a cui si rischia di assistere, vi propongo gli unanimi consensi in negativo a questa recensione, tratti dalla “Bibbia” cinematografica degli spettatori Davinotti, che utilizzo spesso proprio per la frequente identità di vedute.Vi accorgerete così che sono stato anche troppo tenero nei confronti del film.
Da vedersi solo se si è autenticamente masochisti.

Il film è ora disponibile su Youtube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=T20uGUaTop8  in una qualità tutto sommato discreta.

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L’omicidio seguito dal suicidio di Flavia

Giallo a Venezia,un film di Mario Landi. Con Leonora Fani, Gianni Dei, Jeff Blynn, Mariangela Giordano, Eolo Capritti
Poliziesco, durata 92 min. – Italia 1979.

 

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Giallo a Venezia banner protagonisti

Jeff Blynn….Ispettore De Paul
Leonora Fani… Flavia
Gianni Dei… Fabio
Mariangela Giordano…Marzia

Giallo a Venezia banner cast

Regia     Mario Landi
Produttore     Gabriele Cristiani
Casa di produzione     Stefano film
Fotografia     Franco Villa
Montaggio     Mario Salvatori
Musiche     Berto Pisano

Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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Tremendo giallo sul Canal Grande, che mescola vaporetti stracolmi a turpi effettacci finendo con l’essere un’esperienza strana, di serie Y, ma da fare. Disinibite la Fani e la meno giovane Giordano. Cast secondario preso chissà dove, ma il peggiore di tutti è Jeff Blynn, chiamato scherzosamente “Maigret” da Capritti perché il regista è Mario Landi, che a lungo aveva diretto Cervi per la tv.

Allucinato giallo, che merita d’esser visto per la sua “eccentricità”. Sulla linea di Patrick vive ancora, per intendersi, siglato dallo stesso Mario Landi. L’estremità di contenuti (sul versante sleazy) rimanda ai contemporanei fumetti per adulti (Storie Blu, Terror, Oltretomba). La sceneggiatura delirante passa in secondo piano, di fronte ad una messa in scena povera e confusa, rappresentata da attori ed attrici allo sbando. Il gore eccessivo sfuma, spesso, nel grottesco per via dell’approssimazione di effetti (poco) speciali. Un caposaldo del cattivo gusto della serie “so bad it’s so good”.

Inenarrabile schifezza, che raggiunge vette inarrivate di orrore non tanto negli splatterosissimi delitti quanto nei plurimi e polimorfi accoppiamenti Dei-Fani, e nel vomitevole ingozzamento di uova sode di Blynn. Ovviamente ha tutti gli ingredienti del culto trash (c’è anche Vassili “Spirito Santo” Karis!), per cui sopravviverà a molti migliori. Sigh. Maigret, dal suo appartamento, scuote il testone bofonchiando.

Discontinuo e raffazzonato. Una trama gialla decisamente blanda cede presto il passo ad un erotismo ai limiti dell’hard con protagoniste le nudissime Leonora Fani e Mariangela Giordano. Gli omicidi sono tutti estremamente cruenti: spiazzanti quello con la benzina e soprattutto quello, molto insistito, con la sega elettrica il cui effetto gore rimanda alle pellicole di H.G. Lewis. Trashissimo Gianni Dei, che si atteggia a star.

Ingenuo gialletto che spinge decisamente sul lato erotico. La storia in sé non sarebbe nemmeno malaccio (psicologia spicciola sulle perversioni sessuali a parte) se il ritmo non fosse fin troppo spezzettato dalle tante sequenze di nudo con la Fani e la Giordano. Blynn e Capritti poi sono forse i due poliziotti più improbabili del cinema italiano, ma tra un paio di scene splatter e qualche bell’esterno lagunare si può dire che il film non annoia lo spettatore. Facile dimenticarlo in fretta, in ogni modo.

Film di rara bruttezza e cretineria, costellato di personaggi di una stupidità indicibile. Più che un thriller una sorta di soft-core con parentesi gialle. In ogni caso la noia regna incontrastata. Inoltre gli attori fanno a gara a chi è peggio ma su tutti spiccano un patetico Gianni Dei ed un Jeff Blynn che è semplicemente ridicolo e ripete sempre la stessa battuta: “Peggio per lui o lei” a seconda del sesso della persona cui si riferisce. Porcate così è difficile vederle. Solo per gli amanti del brutto.

Bruttissimo e noiosissimo giallo di fine Anni Settanta. La trama è quasi inesistente e viene presto sostituita da numerosissime scene di sesso (parecchio spinte) e qualche scena splatter (molto violente, ma realizzate malissimo), tra le quali va citata quella dell’omicidio col seghetto. Il protagonista Jeff Blynn (che nel film non fa altro che mangiare uova sode), una specie di clone mal riuscito di Maurizio Merli, non si può vedere, e Gianni Dei ci fa come al solito la figura dello stupido.

Incredibile trashata. Incerto sulla direzione da prendere, soft-core audace o giallo con picchi gore, il regista opta per un mix delle due cose, con una propensione alla lungaggine nelle scene erotiche (noiosissime e tristissime). Le parti gore sono notevoli, ma non bastano a sollevare dalla tremenda mediocrità questo pasticcio. Venezia non è mai stata fotografata in modo così anonimo e gli interpreti sono agghiaccianti, tra un Gianni Dei patetico e una Leonora Fani dal deretano cellulitico (per non parlare degli altri). * 1/2 per il gore.

Film “gemello diverso” di Patrick vive ancora, propone ancora una volta sesso spinto e violenza, qui talmente esagerati da risultare ridicoli (la gamba della Giordano e l’uomo carbonizzato). Ottimo Gianni Dei nella parte di un vizioso tossicomane, perfetta la Fani nel ruolo di vittima sacrificale. Comica la trovata del commissario che gira con delle uova sode nei jeans…

Film davvero deprimente e difficile da vedere fino in fondo. Quando ci si rende conto che le goffe scene di sesso (mal pensate e recitate) prendono quasi tutto il tempo di durata della pellicola, è troppo tardi. Si può quindi cercare di restare a guardare in attesa di qualcosa da salvare, ma è tutto inutile. Il film appare dilettantesco in tutti i suoi aspetti, il direttore della fotografia forse era rimasto a terra quando la troupe aveva preso il vaporetto e le scene di Venezia visibili sembrano tratte da un documentario amatoriale. Repellente.

La classificazione internazionale è già un commento: eurotrash-eurosleazy. La versione visionata (brasiliana) è indicata come la più uncut, indugiando maggiormante sulle scene di sesso (volgarissime) e trovando la massima rappresentazione dello squallore in un breve momento hardcore maschile (all’interno del cinema). Il Dei è scatenato! Un maniaco totale, drogato ed esaltato esibizionista (e alla fine pure vouyeur). Tutto questo film è improntato al profilo del disgusto, massificando i personaggi e le loro azioni. Obiettivo raggiunto**!

Un lungometraggio banale e perverso, da vedere solo per chi ama Venezia e i film lì ambientati (fra l’altro se ne vedono solo scorci), il film è un giallo caratterizzato da punte di una morbosità e di un vuojerismo, non soliti. L’attore protagonista, non nuovo a queste “sconcezze” (vedi Manhattan gigolò) si trova completamente a suo agio in prodotti di tale livello. Alcuni delitti sono feroci, specialmente quello della prostituta a cui vengono infilate le forbici nella vagina. Da vedere e dimenticare.

Non sono amante di questo genere di film (non mi riferisco ai gialli veri, quelli mi piacciono), anche quando sono fatti bene. “Giallo a Venezia” l’ho voluto vedere solo per la presenza di Leonora Fani, che mi era molto piaciuta in Nenè. Se non altro ho avuto una conferma: gli attori (escludendo i mostri sacri) sono più o meno bravi a seconda di come vengono diretti e di quello che sono costretti a fare su certi set. Il film non lo commento, se però lo si guarda con la predisposizione al riso, sono sicuro che il divertimento è assicurato.

Più erotico che thriller, lo si dice di tanti gialli: ma questo è veramente squallido come un porno senza sesso esplicito. Un paio di omicidi particolarmente truculenti non risollevano l’attenzione e si sdrammatizzano da soli per l’improponibilità degli effetti. Venezia è praticamente assente dopo la cartolina dei titoli. Dei e la Fani bisseranno in Peccati a Venezia.

Sia la versione integrale che quella tagliata mi son piaciute. È un film un po’ paradossale, ma non è assolutamente un serie Z. La sorpresa vera è il non collegamento tra i due avvenimenti, mentre ogni personaggio, ad iniziare dal commissario, esprime al meglio i propri sentimenti, tanto che alla fine non ci si accorge di aver visto uno slasher. Eccellente anche Gianni Dei, il quale non è mai normale in alcun film. Abbastanza attendibile il movente… per gente pazza. Superba la colonna sonora. Che dire… per me vale.

Brutto di brutto. Sciatterie e superficialità su ogni fronte, dalla recitazione (e dire che la Fani, pur se giovanissima all’epoca, solitamente è un ottima attrice!) alla storia e alla fotografia (che trasforma la bella Venezia in uno squallido porto marino), creando buffi eccessi di trash. Tutto all’insegna del cattivo gusto, il quale ci è dato soprattutto dall’estremizzare le scene di sesso (comunque softcore) con amplessi e giochi sadomaso a tutto spiano. Lo splatter non è realizzato male, ma stona molto, data la piattezza generale. Voto: *.

Una Venezia irriconoscibile (da sembrare quasi una oscura località affacciata sul Bosforo) fa da sfondo a questo filmaccio immondo. Landi si impegna, con cocciutaggine inspiegata, nel realizzare un prodotto il meno artistico e fine possibile: tecniche registiche e bella recitazione cedono il posto a sciatteria, approssimazione, interpreti ridicoli e tragicomiche morbosità da sottoriviste di quart’ordine. Le scene sanguinose, seppur crudissime, sono imbastite alla meno peggio, mentre le musiche di Pisano risultano totalmente fuori contesto. Escrementizio.

Filmetto che mischia splatter e porno soft in una Venezia irriconoscibile. Gli attori recitano da cani, i poliziotti sono tra i più sgangherati della storia. Anche lo studente-maniaco che non si priva mai di un paio di enormi occhiali scuri fa piuttosto ridere. A cercare di salvare il salvabile numerosi ed evitabili amplessi, un commissario che divora uova sode e il suo vice che a tratti sembra un Kojak di serie Z…

Più soft-core che giallo questo film è un supercult. Avete notato che per essere un “raro” è stato visto da molte persone? Una ragione ci sarà pure, no? La mia è che per gli amanti del trash più trashofilo è da antologia. Il film omaggia i vari generi Anni 70: il poliziottesco (il commissario sorta di cugino alla lontana di Merli), l’erotico (scene erotiche che ricoprono la maggior parte dei tempi del film per sprofondare in un soft-core che si trasformerà in hard negli anni vicini a venire), lo splatter: scene splatter alla Fulci.

Incommentabile “giallo” fine Anni Settanta. Praticamente un lento film porno-thriller che non arriva mai al dunque. Jeff Blynn, il commissario di turno nonché mix tra un tardo Maurizio Merli e un giovane Claudio Caniggia, si limita a sfoderare un umorismo da “La settimana enigmistica”, inframezzato da scorpacciate di uova sode che tiene sempre pronte nel taschino della giacca. Gianni Dei, nella parte dell’erotomane tossicodipendente, raggiunge forse il picco più alto della sua carriera dopo la performance in Patrick vive ancora. Imperdibile.

Oggettivamente è terribile, soggettivamente lo adoro. Vero esempio di “Z-movie” tutto italiano, patetico quanto geniale nel suo saper essere perfettamente ridicolo. I seguaci della Fani e della Giordano, indubbiamente, lo ricorderanno a vita. Dei è la caricatura di se stesso, quindi anche lui è memorabile a prescindere! Ho letto che in Germania è stato bandito per anni, ma in quegli anni è stato fatto comunque di peggio. Cinema popolare, assolutamente “low-cost”… sarebbe impensabile, oggi, fare un film simile!

Giallo a Venezia locandina 1

Giallo a Venezia locandina 2

Giallo a Venezia foto 3

aprile 7, 2011 - Posted by | Erotico | , ,

3 commenti »

  1. fonte wikipedia viene descritto come uno dei film + violenti (ma mutilazioni simili si vedono anche all’inizio di ”Quando Alice ruppe lo specchio”), per il resto si ricorda per i 5 minuti di autoerotismo della Fani, per la scena al cinema (normalissimo che un estraneo che vede 2 pomiciare si butti in mezzo subito e la tipa ci stia tranquillamente !!!) e per la scena della torcia umana (dove la vittima rimane ferma e non si divincola !!!) per il resto qualità immagini scarsissime (ma Philip Morris che sponsorizzo’ qualche restauro perchè non mette mano anche qui ??? scherzo), io ho una versione con i sottotitoli, l’arcano è presto svelato, leggo ”DePaul” nei sottotitoli non DePol, ma poco dopo (quando il coroner paragona il commissario a Maigret) si legge un ”Maigrait” !!! pessimo film, sottotitolato pure peggio !!! ciao

    Commento di giorgio | aprile 7, 2011 | Rispondi

    • Un’autentica schifezza.
      Blynn poi ti innervosisce oltre ogni limite con quel sorriso da deficiente e quelle uova che mangia di continuo.
      L’unica cosa bella è la Giordano, che ha oltre 40 anni e che mostra un fisico da fare invidia ad una ragazzina

      Commento di paultemplar | aprile 9, 2011 | Rispondi

  2. […] Il Davidotti Giallo a Venezia in Exxagon’s Rextricted Giallo a Venezia in The Reign Of Horror Giallo a Venezia in FilScoop Giallo a Venezia nell’IMDB Wikipedia non ve lo metto, perché tanto la pagina è […]

    Pingback di Giallo a Venezia « Centro Studi Abastoriani – Archivio Abastor | febbraio 5, 2012 | Rispondi


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