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La bambolona


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Giulio Broggini è un avvocato romano;scapolo impenitente e seduttore incallito, l’uomo sembra consumare la propria esistenza tra avventure senza futuro cullandosi pigramente sullo status conquistato.
Un giorno però, fa un incontro destinato a cambiargli la vita;conosce Ivana Scarapecchia, taciturna e ombrosa popolana romana e se ne invaghisce, attratto dal fascino sensuale che la ragazza sembra dispensare a piene mani.
Inizia così un corteggiamento spietato, che però non sembra far breccia nel cuore della donna.
Così da seduttore Giulio si trova a dover vestire i panni del sedotto, ma non solo:la ragazza gli si nega risolutamente e ben presto Giulio decide di puntare anche sul denaro per tentare di espugnare il cuore della ragazza.
Poichè Ivana ha anche due genitori che vegliano su lei come cani su un gregge, decide di presentarsi a loro.

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Ivana sembra assolutamente irraggiungibile, per il povero Giulio;eppure la ragazza è lontana dai suoi canoni estetici, non sembra mostrare alcun interesse verso di lui, lo guarda inespressiva quando lui le parla, si comporta insomma come se Giulio non esistesse.
L’uomo forse non è innamorato di lei, ma si sente attratto da quelle forme piene, giunoniche e sopratutto dal fatto che lei gli resista, cosa che probabilmente non ha mai sperimentato.
Così Giulio finisce per elargirle denaro e regali, fra i quali un prezioso anello con brillanti che la ragazza, perfidamente, dirà con noncuranza di aver smarrito
Ormai preso nella rete dalla ragazza, che è molto più astuta di quel che pare, Giulio perde completamente la testa ma finirà per scoprire amaramente che la ragazza non solo non si concederà, ma che arriverà anche a ricattarlo con la minaccia di averle usato violenza.Ivana infatti è incinta ma non certo di Giulio, al quale non si è mai concessa ma di un giovane fruttivendolo.

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Così Giulio si trova ad dover pagare e rimarrà scornato a meditare sulla propria ingenuità e riprenderà la vita di un tempo.
Nelle ultime scene del film infatti lo vediamo mentre è su un letto con una donna…
Diretto da Franco Giraldi, La bambolona è una gran bella commedia uscita nei cinema con ottimi risultati in termini incassi e lodevoli in quelli di critica nel 1968.
Tratto dal romanzo omonimo di Alba De Cespdes (scrittrice nata a Roma da padre cubano,ambasciatore in Italia e madre romana),il film descrive in maniera accurata e formalmente ineccepibile le vicende amare di un maturo Don Giovanni che finisce nella rete di una furbissima ragazza del popolo, che trova la maniera per sistemarsi sfruttando le debolezze di Giulio, un avvocato che si crede furbo e irresistibile e che invece finirà per ritrovarsi ad essere un burattino nelle mani di una ragazza giovane ma che ha già capito come farsi spazio nella vita.

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Grazie al suo fisico prosperoso, prorompente, Ivana infatti piega alla sua volontà quella del maturo avvocato riuscendo anche nell’impresa di spillargli un mucchio di quattrini senza minimamente concedere all’uomo il frutto del suo desiderio.
Una vendetta che propone il ritratto di una donna consapevole dei propri mezzi, della propria femminilità e che non esita a sfruttarla per motivi forse poco leciti moralmente ma sicuramente corroboranti da quelli finanziari.
Assistiamo quindi ad un ribaltamento dei ruoli rispetto al solito;sparisce il ritratto della popolana sedotta e abbandonata per far spazio a quello di una donna forte sotto la falsa patina della donna apatica.
In realtà Ivana, ad onta della sua età è ben consapevole del fascino che esercita e decide di piegare la volontà dell’avvocato sia per i sui scopi (arricchirsi velocemente) sia per riaffermare in qualche modo, forse in modo oscuro e no del tutto consapevole, il suo ruolo di donna libera padrona del proprio corpo e dei propri sentimenti.
La ragazza infatti prenderà quello che vuole senza concedere nulla in cambio; se per Giulio quella ragazza così lontana dal suo modo, placida e florida rappresenta in qualche modo un amore proibito dalle convenzioni sociali e dalla differenza di ceto sociale, per Ivana Giulio rappresenta solo una miniera alla quale attingere sfruttando quella debolezza tutta maschile verso il sesso “debole”

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Che alla fine risulta essere invece il vero sesso forte.
La bambolona è uno dei capolavori di Ugo Tognazzi, che qui fornisce nei panni dell’avvocato Giulio Broggini un ritratto indimenticabile di quella classe medio borghese che aveva assunto le redini della società durante in boom economico e che ora, quando lo stesso stava miseramente spegnendosi, si apprestava a vivere di rendita sulle posizioni acquisite.
Tognazzi è grandissimo nel tratteggiare la figura antipatica a pelle di un Don Giovanni che per la prima volta deve fare i conti con lo spirito indomito di quella classe popolare, nello specifico tutta al femminile, che inizia a rivendicare un ruolo autonomo nella società.
La figura di Giulio è resa dal grande attore cremonese in modo potente grazie alle sfaccettature che il soggetto del film propone; non è un personaggio monolitico, quello di Giulio e Tognazzi lo rende al meglio, incarnando la figura dello stesso con perizia.
Molto brava anche Barbara Rei, un’attrice all’esordio e che purtroppo non avrebbe avuto un seguito cinematografico se non l’anno successivo e per l’ultima volta in Oh dolci baci e languide carezze di Mino Guerrini.
Una carriera composta solo da due film, quindi finita nel nulla senza motivo conosciuto.
Nel cast compare anche la grande Lilla Brignone, nel ruolo della mamma di Ivana, personaggio avido e odioso reso magnificamente dall’attrice.

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Sicuramente eccellente la regia di Franco Giraldi qui alla sua prima commedia dopo 4 western; il regista firulano dirgerà qualche altro film del genere commedia per poi specializzarsi, a metà degli anni settanta, in fiction televisive fra le quali vanno ricordate L’avvocato Porta e Pepe Carvalho.
La bambolona passa molto raramente in tv; per fortuna è disonibile in rete in una splendida riduzione streaming all’indirizzo http://www.nowvideo.ch/video/77a3b905bc881

 La bambolona

Un film di Franco Giraldi. Con Ugo Tognazzi, Lilla Brignone, Isabella Rei, Filippo Scelzo,Ignazio Leone, Giorgio Arlorio, Susy Andersen, Marisa Bartoli, Margherita Guzzinati, Bruna Beani, Brizio Montinaro Commedia, durata 107′ min. – Italia 1969.

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La bambolona banner personaggi

Ugo Tognazzi: Giulio Broggini
Isabella Rey: Ivana, la bambolona
Corrado Sonni: Rosario Scarapecchia, padre di Ivana
Lilla Brignone: la madre di Ivana
Marisa Bartoli: Luisa
Susy Andersen: Silvia
Margherita Guzzinati: Daria

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Regia Franco Giraldi
Soggetto Alba De Céspedes
Sceneggiatura Ruggero Maccari e Franco Giraldi
Fotografia Dario Di Palma
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Luis Enriquez Bacalov
Scenografia Carlo Egidi

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La bambolona banner recensioni

L’opinione di LorCio tratta dal sito http://www.filmtv.it
Un personaggio per niente scontato: un avvocato di grido, con amanti a profusione con fisici da modelle, che si invaghisce di una ragazza pienotta e non esattamente in linea con i suoi canoni di bellezza. Perché? In realtà vorrebbe solo portarsela a letto, ma il signore è più complesso di quanto voglia apparire, e alla fine, da furbo quale si presenta, ci fa la figura del fesso colossale. Nelle mani di Ugo Tognazzi, l’avvocato Giulio Broggini è un mostro in borghese che rivela tutta la falsità del boom economico e del benessere sociale (quindi umano) dell’italiano medio, compromesso dalle conseguenze dei sentimenti ingestibili. Con professionalità e una naturalezza incredibili, Ugo mette a segno un ennesimo capolavoro d’attore che occupa un posto d’onore nel suo personale percorso per singolarità e rarità. Dietro la macchina da presa c’è il dimenticato Franco Giraldi, che trasferisce sul grande schermo un romanzo di Alba De Céspedes, che innesta nel modello della commedia all’italiana (qui soprattutto di costume) elementi inattesi (le proiezioni oniriche di Giulio al cospetto del potentissimo zio della sua amata, alto dirigente del Ministero dell’Interno, con un ambiguissimo rapporto con la nipote) e un tono tutt’altro che banale. La bambolona è una convincente Isabella Rey, qui figlia di due caratteristi infallibili come Lilla Brignone e Corrado Sonni e con una metamorfosi finale da mani nei capelli. Un film poco capito, da recuperare subito.
L’opinione del Morandini
La vita di un avvocato romano scapolo è sconvolta dall’improvvisa passione per una formosa popolana che sotto un’apparente apatia nasconde le unghie di una rapacità perfettamente programmata. Da un romanzo di Alba de Cespedes il sottile e controllato Giraldi ha cavato una commedia di costume che, tra le righe di un intrigo beffardo, cela un’amarezza autentica. La giovane Rei tiene testa a Tognazzi.

L’opinione di Homesick dal sitto http://www.davinotti.com
Commedia di costume tratta dall’omonimo romanzo, pervasa da un’amara ironia sulle brame erotiche e materiali degli italiani. Il superlativo Tognazzi si specializza nel ruolo dell’uomo di mezza età che perde la testa per un’adolescente; l’esordiente Rei in quello della ragazzina abulica e apparentemente ingenua, poi replicato – in una più provocante e grintosa veste hippy – in Oh dolci baci e languide carezze.

L’opinione di Baliverna dal sito http://www.filmtv.it
Sicuramente un bel film, troppo a lungo sottovalutato. Siamo dalle parti de “La voglia matta”, anche se la situazione è molto più elaborata e protratta nel tempo, oltre che negativa per il malcapitato. Come aveva già dato prova nel film di Salce, anche qui Tognazzi ci regala un’ottima interpretazione dell’uomo maturo e con una discreta posizione sociale che si lascia abbindolare e umiliare da una ragazza smorfiosa, che in questo caso lo usa e basta. Da parte di lei non c’è neppure il capriccio, la volubilità, o l’interesse fugace, ma solo l’intenzione di spillargli quattrini. La condiscendenza interessata della ragazza è forse condita solo da una vanità fine a se stessa. Da grande attore qual era, Tognazzi non teme di fare la parte di uno che è divorato dal desiderio – quasi solo sessuale – per una donna, la quale non si concederà mai e lo lascerà a bocca asciutta. Da affermato avvocato a cinico seduttore, lei ne fa il suo pupazzo, il suo zimbello; lo illude, lo usa, lo sfrutta, gli dà uno zuccherino ogni tanto, giusto quanto basta per averlo sempre ai suoi piedi e non farlo scappare. E lui, che smania dal desiderio di averla, ci casca.
Dall’altra parte, Isabella Rei è proprio perfetta per la parte, non so se per natura o per abilità interpretativa. Le sue smorfiette e il suo trattarlo con sufficienza sono ottimi, e sono parte integrante del suo personaggio. La sceneggiatura, poi, le mette in bocca le giuste frasi ambigue e sibilline, di quelle che da una parte concedono dall’altra tolgono. Anche il corpo dell’attrice è molto adatto al suo ruolo. Memorabile, a questo proposito, Tognazzi, il quale, pensando alle sue forme, le suggerisce di mangiare panna, pane e cioccolato… Il poveretto è proprio accecato dalla passione, perché basterebbe che avesse un po’ di buon senso e di dignità per mandarla a quel paese. Quindi è proprio lui che le dà l’opportunità di usarlo come vuole, e non si può certo parlare di una particolare scaltrezza o dissimulazione da parte di lei.
Della regia di Giraldi si può eccepire solo qualche primo piano di troppo. Per il resto è buona e originale. In generale, è un bel film che fa vedere a che abissi di umiliazione e di ridicolo possono portare le passioni storte lasciate a briglia sciolta.

La recensione del sito http://www.filmscoop.it
Giulio Broggini (Ugo Tognazzi), avvocato romano appartenete all’alta borghesia, si invaghisce morbosamente della diciassettenne Ivana (Isabella Rei).Giulio, abituato ad avere sempre tutto e subito, si accorge però che conquistare la ragazza non è poi così semplice…
Tratto dall’omonimo romanzo di Alba De Céspedes del 1967, “La bambolona” è la prima commedia girata da Franco Giraldi. Per la sceneggiatura, il regista triestino si avvale dell’aiuto dell’amico Ruggero Maccari, mentre per le musiche sceglie Luis Bacalov, il quale aveva già collaborato con lui in “Sugar Colt”, e con il quale collaborerà ancora in quasi tutti i film successivi. Il ruolo di protagonista, che inizialmente spettava a Marcello Mastroianni, viene assegnato poi ad un altro grande interprete della commedia all’italiana, Ugo Tognazzi. Isabella Rei, la protagonista femminile, è invece all’esordio assoluto nel cinema.
Siamo alla fine degli anni sessanta, in un periodo in cui la commedia all’italiana attraversa i suoi anni migliori. In particolar modo, ci troviamo in un periodo nel quale i protagonisti delle commedie, nella fattispecie il benestante avvocato Broggini, cercano in tutti i modi di fuggire dal tran-tran del della vita quotidiana cercando sfogo nel sesso. Perfino Giulio, perfettamente a suo agio nei lussi che la sua condizione privilegiata gli consentono (tennis, massaggi, Maserati coupè, feste mondane), si trova al punto di voler inconsciamente qualcosa di diverso, qualcosa di sessualmente diverso. Un uomo abituato ad avere tante donne, tutte bellissime e benestanti, si trova improvvisamente a rincorrere una ragazzina che non ha poi niente di così bello o particolare, ma che ha qualcosa, nell’aspetto fisico abbondante e nel viso a momenti inquietante, che lo attrae morbosamente. Il fatto che la ragazza, poi, si dimostri invero poco disponibile, fa sì che Giulio ne venga attratto ancor di più, ed anzi sia costretto a scendere ad ogni tipo di compromesso per cercare di portarsela a letto. Ivana, che inizialmente avrebbe dovuto essere una semplice preda sessuale, diventa poi una vera e propria fissazione per Giulio, il quale non si accorge, se non alla fine del film, che tra i due la preda è lui.
La tematica del sesso ricorre in tutto il film, e non solo nel rapporto che Giulio ha con Ivana, ma anche nei rapporti che lui ha avuto o ha con altre donne, nonché nell’accenno neanche tanto velato all’omosessualità di Diodeo, il domestico tuttofare del protagonista.
Altra tematica che si riscontra nel film è quella, tipicamente sessantottina, dell’emancipazione femminile. È questo un argomento al quale Giraldi tiene molto e che tratterà poi in molti dei suoi film, primo su tutti “Un anno di scuola”. Non per niente alla fine della storia sarà proprio la donna ad averla vinta, da ogni punto di vista.
Due diversi conflitti si riscontrano tra i protagonisti: uno generazionale ed uno economico-sociale. Giulio vede Ivana come una ragazzina di bassa estrazione sociale ed oggetto di piacere, lei vede lui come un vecchio che le può dare possibilità di riscatto economico. Il riscatto economico, di fatto, si rivelerà poi essere il vero filo conduttore della vicenda.
La conclusione del film, diversamente da quella del libro, vede Giulio tornare alle vecchie abitudini, come se la storia successa con Ivana non gli fosse per niente servita da lezione.
Curiosa l’ultima inquadratura, che si sofferma proprio su Tognazzi il quale, accesosi una sigaretta dopo aver fatto l’amore con una delle solite bionde, guarda in direzione della telecamera attraverso la testiera del letto che ricorda quasi sbarre di una prigione. È probabilmente un modo implicito per spiegare allo spettatore che, in fin dei conti, Giulio non ha per niente cambiato le sue abitudini, anzi, è tornato ad essere prigioniero della stessa vita che faceva prima di incontrare Ivana.
Un elogio particolare va alla scelta delle musiche, a partire dal motivetto che accompagna i titoli di testa e quelli di coda, per giungere al momento più alto del film con l’incedere prepotente de “Il barbiere di Siviglia” nella scena che si svolge a teatro.
Una commedia divertente, mai banale né volgare, a tratti sottilmente astuta, recitata ottimamente da un mostro sacro come Ugo Tognazzi e dalla sorprendente debuttante Isabella Rei.

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Giulio non era abituato a trovarsi in strada a quell’ora. Aveva calcolato che la seduta sarebbe finita verso le otto, se andava bene, invece il costruttore aveva accettato la transazione e lui alle sette era già libero, con l’assegno nel portafogli. D’altronde passava tutto il pomeriggio in ufficio e la lampada accesa sul tavolo gli impediva d’avvedersi che a Roma fa buio molto tardi, alla fine di maggio. Pensò di aver sbagliato, congedando la sua segretaria prima del solito per compensarla delle sere in cui la tratteneva oltre l’orario.
”Papà e mamma sono così; né carne né pesce. Io li odio perchè, quando ero piccola, mi dicevano sempre: copriti, copri la vergogna, tutto era vergogna e porcheria, e poi mi sono accorta che non contavano altro che su quella vergogna, su quella porcheria, per risolvere la vita…Noi sappiamo quello che vogliamo, almeno: vogliamo i soldi. Gigino mi diceva: Un’altra occasione così, non ci capita davvero.”
Le donne sono stupide, altrimenti non sarebbero donne…

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novembre 1, 2013 - Posted by | Commedia | , ,

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